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Il mercato dei videogiochi non è un baloccarsi

Dopo l’acquisizione di ZeniMax Media dell’anno scorso, Microsoft ha acquistato Activision Blizzard per ben 68,7 miliardi di dollari, proseguendo senza sosta l’inarrestabile scalata per aumentare la propria proprietà produttiva nell’ambito videoludico.
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Il mercato dei videogiochi non è un baloccarsi

Dopo l’acquisizione di ZeniMax Media dell’anno scorso, Microsoft ha acquistato Activision Blizzard per ben 68,7 miliardi di dollari, proseguendo senza sosta l’inarrestabile scalata per aumentare la propria proprietà produttiva nell’ambito videoludico.
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Il mercato dei videogiochi non è un baloccarsi

Dopo l’acquisizione di ZeniMax Media dell’anno scorso, Microsoft ha acquistato Activision Blizzard per ben 68,7 miliardi di dollari, proseguendo senza sosta l’inarrestabile scalata per aumentare la propria proprietà produttiva nell’ambito videoludico.
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Dopo l’acquisizione di ZeniMax Media dell’anno scorso, Microsoft ha acquistato Activision Blizzard per ben 68,7 miliardi di dollari, proseguendo senza sosta l’inarrestabile scalata per aumentare la propria proprietà produttiva nell’ambito videoludico.
Prosegue senza sosta l’inarrestabile scalata di Microsoft nel mercato dei videogiochi. Dopo l’acquisizione di ZeniMax Media conclusasi a marzo dell’anno scorso per 7 miliardi e mezzo di dollari, adesso – con la ragguardevole proposta di ben 68,7 miliardi di dollari – toccherebbe ad Activision Blizzard. Sono nomi che a prima vista potrebbero forse non dir molto a chi non si intende di videogame o di finanza, in realtà si tratta di marchi di primissimo piano nel settore, proprietari di franchise videoludici multimiliardari: ZeniMax Media è casa madre di un pacchetto di aziende – tra cui Bethesda Game Studios (creatrice di intellectual property di successo del calibro di “Fallout” ed “Elder Scrolls”), id Software (“Doom” e “Quake”), Arkane Studios (“Dishonored”, “Prey” e il recente “Deathloop”) – mentre con Activision Blizzard siamo su piani ancora più alti: basti solo citare l’arcinota serie di “Call of Duty” (che figura fra le prime tre più redditizie al mondo), titoli come “Diablo”, “World of Warcraft” ed “Hearthstone” nonché la proprietà di King, ditta che ha creato il celeberrimo “Candy Crush”. Certo, vista la tempesta giudiziaria in cui si è trovata Activision negli ultimi mesi – a causa di pesanti accuse di mobbing, discriminazioni e molestie nei confronti di numerosi dipendenti – che l’ha coinvolta a tutti i livelli (dirigenze incluse) e da cui non è ancora uscita, un cambio di proprietà e di registro può solo giovare alla sua immagine e alla sua rivalutazione azionaria. Dal canto suo Microsoft sta fortificando il portfolio di aziende interne per aumentare la propria proprietà produttiva nell’ambito videoludico: da una parte è ormai noto l’enorme valore del settore nel mercato (con un fatturato stimato di circa 176 miliardi di dollari considerando il solo 2021), dall’altra si è visto come alla presentazione dell’ultima generazione di console, rispetto alla sua agguerrita concorrente Sony, la casa di Redmond potesse vantare molte meno esclusive per le proprie piattaforme hardware, con il conseguente rischio di perdere una buona fetta di utenti.

È infatti risaputo che sono i videogame esclusivi a fare la differenza fra console che ormai risultano praticamente identiche dal punto di vista tecnologico.

Ecco perché l’acquisizione di ZeniMax Media prima e la volontà di ripetere la mossa con Activision Blizard adesso destano non poca preoccupazione nel grande pubblico dei videogiocatori: potrebbe accadere che blockbuster appartenenti a serie di enorme successo finora disponibili su tutte le piattaforme vengano distribuiti in esclusiva sulle macchine targate Microsoft. In realtà è più probabile che tali esclusive siano del tutto limitate a un determinato arco temporale – situazione comunque non trascurabile, ma certamente meno dolorosa – dato che, secondo la sacra legge del profitto, per aumentare gli introiti è sempre meglio pubblicare un videogioco su più piattaforme possibili. Questa è infatti la strada intrapresa da Nintendo, che ha iniziato già da qualche anno a strizzare l’occhio al mercato mobile degli smartphone e perfino dalla stessa Sony con la pubblicazione su pc di alcuni dei suoi titoli migliori (il famoso “God of War” è giusto il più recente della lista).   Di Piermarco Rosa

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