Intelligenza artificiale e musica
Se un computer può creare musica da un motivetto, producendo anche il testo, la linea di demarcazione fra il talento di un’artista e un pc sparisce
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Intelligenza artificiale e musica
Se un computer può creare musica da un motivetto, producendo anche il testo, la linea di demarcazione fra il talento di un’artista e un pc sparisce
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Intelligenza artificiale e musica
Se un computer può creare musica da un motivetto, producendo anche il testo, la linea di demarcazione fra il talento di un’artista e un pc sparisce
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Se un computer può creare musica da un motivetto, producendo anche il testo, la linea di demarcazione fra il talento di un’artista e un pc sparisce
A gennaio un fan di Nick Cave gli ha inviato il testo di un brano generato da ChatGpt. «Fa schifo» è stato il commento del leggendario artista australiano. Era uno dei primi tentativi di songwriting dell’intelligenza artificiale, che nel corso dei mesi ha affinato la tecnica. Non soltanto strofe o ritornelli: ci sono ormai diversi software specifici per la creazione di musica (tra i più famosi Amper Music od OpenAI Jukebox, ma l’elenco è davvero lungo). E c’è anche chi sta lavorando a brani inediti utilizzando software in grado di riprodurre quasi fedelmente il timbro vocale di Kurt Cobain e Amy Winehouse. I brani non potranno mai essere piazzati sulle piattaforme, venduti o scaricati a causa dell’esistenza dei diritti d’autore, ma sono cloni dell’originale e il sosia realizzato in digitale potrà trarre vantaggio dalla somiglianza così marcata con l’artista originale. Insomma, prima che Spotify passasse al contrattacco cancellando dalla piattaforma centinaia di canzoni prodotte dall’intelligenza artificiale (realizzate dalla startup Boomy), c’erano già altri segnali di insofferenza – soprattutto dei colossi musicali – verso l’utilizzo estensivo di bot o sistemi che permettono a chiunque di creare, modificare e impacchettare musica utilizzando tracce già pubblicate.
Spotify ha anche proceduto alla rimozione dei brani per la presenza di bot online che si fingono ascoltatori umani per gonfiare le performance di alcune canzoni. Il pericolo è decisamente consistente, se Google ha deciso di puntarci entrando nel mercato dell’intelligenza artificiale con MusicLM, un software capace di creare musica partendo da un testo, producendo qualsiasi genere e generando mix per determinare suoni inediti. L’addestramento del software è avvenuto con oltre 300mila ore di registrazioni. Se un computer può creare musica da un motivetto o da un fischietto, producendo anche il testo, la linea di demarcazione fra il talento di un’artista e un pc sparisce. MusicLM per ora non è disponibile perché gli stessi sviluppatori si sono resi conto del tema copyright, ma il segnale è stato forte. Lo stesso che ha portato Spotify a cancellare i brani creati da Boomy. A metà aprile è stata Universal Music, che controlla circa la terza parte del mercato musicale globale, ad avvertire che la misura era colma, invitando Spotify e Apple e gli altri giganti del Big Tech a impedire l’accesso al proprio catalogo agli sviluppatori che lo usano nei processi di training delle tecnologie di intelligenza artificiale.
Esempio: sul canale YouTube @PluggingAI sono state pubblicate tracce con la base di “Don’t Stop Me Now”, uno dei successi dei Queen, con la voce del rapper Kanye West invece della versione originale con Freddie Mercury. Per correre ai ripari un consorzio di artisti, produttori e discografici ha presentato la “Human Artistry Campaign”. Obiettivo: ricollocare al centro della creazione musicale il fattore umano e non l’intelligenza artificiale. Un manifesto, sottoscritto anche dalla italiana Fimi, col quale i firmatari hanno chiesto di proteggere tramite copyright soltanto i contenuti creati dagli esseri umani.
Di Nicola Sellitti
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