L’intelligenza artificiale e la romantica solitudine digitale
L’epidemia di solitudine ha raggiunto livelli così elevati che alcuni si sono rifugiati nella tecnologia. Grazie all’intelligenza artificiale le aziende della Silicon Valley promettono di trovare il compagno virtuale perfetto

L’intelligenza artificiale e la romantica solitudine digitale
L’epidemia di solitudine ha raggiunto livelli così elevati che alcuni si sono rifugiati nella tecnologia. Grazie all’intelligenza artificiale le aziende della Silicon Valley promettono di trovare il compagno virtuale perfetto
L’intelligenza artificiale e la romantica solitudine digitale
L’epidemia di solitudine ha raggiunto livelli così elevati che alcuni si sono rifugiati nella tecnologia. Grazie all’intelligenza artificiale le aziende della Silicon Valley promettono di trovare il compagno virtuale perfetto
L’epidemia di solitudine ha raggiunto livelli così elevati che alcuni si sono rifugiati nella tecnologia. Grazie all’intelligenza artificiale le aziende della Silicon Valley promettono di trovare il compagno virtuale perfetto e milioni di utenti si stanno già connettendo tramite chatbot. Un’AI di accompagnamento, con modelli linguistici e algoritmi che enfatizzano le interazioni sociali, le emozioni e l’imitazione del comportamento umano.
Dotate di memoria a lungo termine, queste intelligenze artificiali ‘romantiche’ sono capaci di conversazioni intime, sanno generare immagini di coppia, creano foto ricordo. Alcune offrono anche un’opzione “chiamata” grazie alla quale è possibile comunicare con l’AI telefonicamente. Oltre 10 milioni di utenti vivono momenti più o meno passionali con gli avatar, spesso a pagamento. Queste nuove applicazioni si basano su un vecchio meccanismo: la nostra incorreggibile tendenza a umanizzare le macchine. È l’“Effetto Eliza”, dal nome del primo chatbot per conversazioni (nato nel 1966). Quasi sessant’anni dopo la tecnologia ha fatto progressi, ma gli esseri umani forse non così tanti.
Ci sono mariti che si autoassolvono (in fondo non lo considerano un vero tradimento) e c’è chi crea altri personaggi nell’app per distrarsi: una seconda fidanzata, un’amica, ma anche una psicologa virtuale. Il rischio? Perdere l’equilibrio e non sopportare più una realtà che è diventata troppo deludente. Un esempio estremo: l’anno scorso un giovane padre belga si è suicidato dopo ripetute conversazioni con un chatbot. Secondo la compagna dell’uomo, sarebbero stati proprio questi colloqui con l’intelligenza artificiale a incoraggiarlo nei suoi propositi suicidi. In Italia il Garante della privacy ha fermato un’applicazione di questo tipo chiamata Replika: il suo chatbot per il momento non potrà usare i dati personali degli utenti italiani. Senza contare che l’app presenta concreti rischi per i minori d’età. Qualcosa su cui riflettere due volte prima di lasciarsi coinvolgere dall’amore con un’intelligenza artificiale.
Ma come riescono questi avatar a risultare irresistibili davanti al loro richiamo? I chatbot vengono prima ‘addestrati’ a flirtare, alimentandoli con conversazioni tratte da siti di incontri o letteratura romantica, poi vengono configurati per spingere l’utente a rimanere connesso. Il segreto? Muovere la testa facendo ondeggiare i capelli e rispondere con entusiasmo a qualsiasi richiesta, sia emotiva che sessuale. «Le storie d’amore finiscono male in generale» cantava Les Rita Mitsouko e, per quanto accomodanti possano essere, le ‘digi-romance’ non fanno eccezione alla regola. Sui forum del social network ci sono diverse persone che piangono per la malinconia da post aggiornamento: la sensazione di sconforto che li assale dopo che un aggiornamento del software ha distrutto la ‘personalità’ del loro chatbot. Nonostante l’intelligenza artificiale appartenga alla dimensione virtuale, il dolore che provoca è molto reale perché l’AI appare come un partner ideale: disponibile 24 ore al giorno e incrollabilmente devoto.
Ma possiamo davvero definire partner un’intelligenza artificiale? Certamente no. Legarsi a qualcuno significa correre rischi e l’amore si nutre necessariamente di mancanze, incertezze, persino scontri, che un robot non è in grado di provocare. L’AI ‘romantica’ sorvola su questa parte tragica della nostra esistenza emotiva, trasformandola in una potente sicurezza affettiva. Quindi niente di meno, ma nemmeno niente di più. L’elisir d’amore? Mantenere sempre l’equilibrio tra i diversi assi della propria vita. Un piede cautamente nel cyber, l’altro saldamente in terra.
di Francesca Bocchi
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- Tag: AI, intelligenza artificiale
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