L’intelligenza artificiale nel cinema
L’intelligenza artificiale nel cinema. Mentre negli USA attori e sceneggiatori scioperano, c’è chi promuove una competizione fra sceneggiature scritte da professionisti e algoritmi
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L’intelligenza artificiale nel cinema
L’intelligenza artificiale nel cinema. Mentre negli USA attori e sceneggiatori scioperano, c’è chi promuove una competizione fra sceneggiature scritte da professionisti e algoritmi
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L’intelligenza artificiale nel cinema. Mentre negli USA attori e sceneggiatori scioperano, c’è chi promuove una competizione fra sceneggiature scritte da professionisti e algoritmi
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L’intelligenza artificiale nel cinema. Mentre negli USA attori e sceneggiatori scioperano, c’è chi promuove una competizione fra sceneggiature scritte da professionisti e algoritmi
Poiché negli Stati Uniti si sta ancora consumando uno dei più aspri scioperi di attori e sceneggiatori della storia (era dal 1960 che entrambi non si univano in una contestazione, quella di oggi è contro l’uso diffusivo di intelligenza artificiale nel settore), stupisce l’agilità con cui alcuni enti locali stanno promuovendo una competizione, rivolta ad aspiranti film maker, fra sceneggiature scritte da professionisti e prodotte da algoritmi.
Cinemadamare è un campus internazionale itinerante, con gran finale in occasione della Mostra del cinema di Venezia. Offre un programma di formazione per i giovani – cui sono pagate spese di alloggio e trasferimenti – ed è sostenuto, fra gli altri, da Regione Lazio e numerosi Comuni (come Milano). La tappa meneghina, si legge in un comunicato stampa, è caratterizzata da una «competizione tra uomo e macchina». Da un medesimo soggetto, infatti, «verranno tratte due sceneggiature, una elaborata dal software e l’altra scritta da sceneggiatori, entrambe trasformate in short film. Durante la proiezione finale si terrà il confronto tra le due, con la scelta del migliore».
Se parliamo di lavoro e intelligenza artificiale, è d’obbligo notare come i tempi siano già – sorprendentemente – maturi per favorire un salto di qualità del dibattito e spezzare l’incantesimo del giochino «vediamo se lo fa meglio l’algoritmo o un uomo». A maggior ragione se c’è di mezzo il futuro dei giovani, i riflettori di Venezia non possono essere sprecati: la loro funzione, ai tempi degli algoritmi, può anche essere quella di illuminare il tragitto che congiunge passato e futuro, senza però tradurre questo passaggio in una gara, persino scialba, fra i due.
Torna utile ricordare i motivi dello sciopero americano di attori (160mila) e sceneggiatori (più di 11mila): ai primi viene ormai chiesto nei contratti di cedere i diritti sulla propria immagine, così che le case produttrici possano gestirle in futuro con l’intelligenza artificiale, senza dover reclutare professionisti in carne e ossa. Gli sceneggiatori, a cui verrà chiesto con maggiore frequenza di correggere copioni scritti da algoritmi anziché di produrne di originali, lottano per regole chiare sulle retribuzioni a fronte di questo cambio di scenario. È un copione che, con buona probabilità, toccherà interpretare anche ad altre categorie. Per questo è bene arrivare alla prima preparati, provando a reinventare il talento in modo sostenibile per il millennio digitale, anche nel cinema.
di Nicoletta Prandi
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