La sonda Parker: a un passo dal Sole e ritorno
La Parker Solar Probe qualche giorno fa ha superato per distacco ogni manovra di avvicinamento al Sole mai effettuata in passato
La sonda Parker: a un passo dal Sole e ritorno
La Parker Solar Probe qualche giorno fa ha superato per distacco ogni manovra di avvicinamento al Sole mai effettuata in passato
La sonda Parker: a un passo dal Sole e ritorno
La Parker Solar Probe qualche giorno fa ha superato per distacco ogni manovra di avvicinamento al Sole mai effettuata in passato
La Parker Solar Probe qualche giorno fa ha superato per distacco ogni manovra di avvicinamento al Sole mai effettuata in passato
La nuova frontiera del Sole si trova ad appena 6,1 milioni di chilometri dalla sua superficie: magari sembrano cifre sesquipedali – quasi 500 volte superiori al diametro della Terra – ma tutto è relativo. «Se il nostro pianeta e la nostra stella fossero a un metro di distanza, ora mancherebbero 4 centimetri per arrivare a toccarla» la spiegazione della Nasa. L’artefice dell’impresa si chiama Parker Solar Probe, una sonda di ultima generazione già capace di diversi record.
È l’oggetto più veloce mai costruito dall’uomo: 692mila km/h, l’equivalente di un volo da New York a Tokyo in meno di un minuto. Grazie a uno scudo termico su misura è in grado di resistere alle temperature più estreme, fino a 1.400 °C. E soprattutto, qualche giorno fa ha superato per distacco ogni manovra di avvicinamento al Sole: il primato di Helios 2, una navicella d’antan, reggeva dal 1976. Oggi è stato migliorato di sette volte. «Per secoli l’umanità ha studiato la sua fonte di vita da lontano» esultano a Washington. «Ma non si può cogliere l’essenza di un luogo fino a quando non si riesce a esplorarlo per davvero: il nostro sistema solare è un laboratorio che ci permetterà di imparare su tutte le altre stelle e pianeti dell’universo».
Il viaggio della sonda Parker (intitolata all’astronomo che scoprì l’esistenza del vento solare) resterà nei libri di storia. Era iniziato nel 2018, sorvolando Venere e avanzando ciclicamente verso la stella. E resistendo sempre alla sua furiosa tempesta – calore, polveri, radiazioni estreme – come mai era riuscito ai predecessori della navicella. Ogni migliaia di chilometri in più rappresenta un rischio. Una pionieristica chimera. A metà dicembre la Nasa perde ogni contatto col suo marchingegno. Si teme il peggio.
Poi, nella notte di Natale, la sonda Parker trasmette un nuovo impulso dal fatidico punto record, registrando distanza e temperatura (980 gradi). Tre giorni dopo il segnale arriva agli scienziati: per studiare a fondo il prezioso ‘diario di bordo’ bisognerà aspettare gennaio, quando il veicolo uscirà dall’orbita solare. Intanto però c’è una nuova consapevolezza collettiva, racchiusa in quei 2,4 metri di sofisticata ferraglia (per 11,4 centimetri di spessore e 700 chili di massa) che hanno solcato per la prima volta l’atmosfera esterna del Sole. La più inaccessibile e proibitiva.
Noi tutti l’abbiamo in mente sin dai disegni dei bambini, come una stilizzata cornice aranciastra (particolarmente visibile durante le eclissi). In realtà, la corona solare è un inferno di eruzioni e gas dove la temperatura raggiunge picchi da milioni e milioni di gradi. Numeri incomparabili anche per la superficie del Sole, sulla quale – seppur più vicina al nucleo della stella – si arriva ‘soltanto’ a 6.000 °C. Si tratta di uno dei più grandi misteri eliofisici, tuttora irrisolto.
Ma la missione della sonda Parker potrebbe cambiare le carte in tavola: oltre alle caratteristiche atmosferiche, si confida che i dati raccolti in loco permettano di disvelare anche l’origine del flusso continuo di particelle espulse – il suddetto vento solare – e la struttura dei brillamenti responsabili delle tempeste geomagnetiche sul nostro pianeta. Secondo la Nasa, infatti, «questo studio ravvicinato del Sole sarà cruciale per capire cosa c’è dietro un vasto spettro di fenomeni quotidiani». Guasti alle infrastrutture elettriche, telecomunicazioni in tilt, satelliti danneggiati e aurora boreale. Sarebbero insomma risposte per l’umanità. Progettate nel 2009, costate 1,5 miliardi di dollari. Ma la cui portata non avrà prezzo.
Di Francesco Gottardi
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