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Le startup si moltiplicano e diversificano

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Da qualche mese si sono affacciati nel panorama delle startup – oltre agli ‘unicorni’ – i donkeycorns: aziende agili, con due o tre dipendenti, che lavorano come muli

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Le startup si moltiplicano e diversificano

Da qualche mese si sono affacciati nel panorama delle startup – oltre agli ‘unicorni’ – i donkeycorns: aziende agili, con due o tre dipendenti, che lavorano come muli

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Le startup si moltiplicano e diversificano

Da qualche mese si sono affacciati nel panorama delle startup – oltre agli ‘unicorni’ – i donkeycorns: aziende agili, con due o tre dipendenti, che lavorano come muli

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Si possono già fotografare i primi effetti misurabili di una delle rivoluzioni forse più impattanti delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale, cioè la possibilità di programmare da soli – senza alcuna competenza di base – con le app di vibe coding. La loro effettiva adozione (l’invenzione da sola non basta) sta infatti generando un domino di novità interessanti da conoscere per qualsiasi studente e lavoratore.

Iniziamo dai dati: un recente rapporto Pwc ha rilevato che tra il 2019 e il 2024 la richiesta di titoli di laurea per le professioni più esposte al rischio di automatizzazione, in primis l’ingegneria del software, è diminuita di 9 punti (dal 53 al 44%). E riguarda anche i Paesi europei, analizzati insieme a Stati Uniti, Nuova Zelanda e Australia. Le competenze ricercate per tali profili, afferma l’analisi, rispetto all’anno scorso stanno cambiando il 65% più velocemente se paragonate a quelle richieste per gli altri lavori. Attenzione: non è il segno della scomparsa di posti di lavoro. È invece l’inizio di una probabile ridistribuzione di competenze, in futuro richieste anche ad altri profili. Un’analisi che trova conferma nella realtà, se si guarda a cosa sta accadendo alle startup.

Da qualche mese si sono affacciati sul panorama – oltre agli ‘unicorni’ (società che raggiungono una valutazione di almeno un miliardo di dollari) – i donkeycorns (donkey in inglese significa asino): si tratta di aziende agili, con due o tre dipendenti al massimo, che lavorano come muli e fanno festa come gli unicorni, fatturano cioè milioni perché accorciano le fasi di sviluppo e di test. Alti ricavi, nel modello tradizionale, sono possibili soltanto dopo aver assunto ingegneri, trascorso mesi a sviluppare un prototipo di prodotto e affrontato i test di mercato. Con il vibe coding dai mesi si passa ai giorni.

Potenzialmente ce n’è per tutti: consulenti, professionisti, negozi, in pochi click possono creare piattaforme online per valorizzare i propri servizi. Praticamente c’è un minimo sforzo di apprendimento iniziale e qualche accortezza per la sicurezza cyber e la privacy, da tenere sempre di più in conto a mano a mano che il prodotto diventa complesso. La startup Audos, basata a New York, punta a lanciare in questo modo 100mila aziende l’anno: tra le centinaia di imprese già create ci sono quelle di un meccanico che vuole aiutare i clienti nei preventivi, di allenatori virtuali di golf e persino di pompe funebri.

Avviare una startup sembra insomma sempre meno una corsa verso la Silicon Valley e sempre più l’apertura di un’attività familiare, potenziata dalla tecnologia. Le implicazioni del nuovo modello sono positive anche per il venture capital, che ha nuove prospettive come la possibilità di diversificare gli investimenti finanziando la ‘manifattura’ e non più soltanto la progettazione iniziale. E poiché tutto è correlato, nuove capacità diventeranno fondamentali: l’autonomia e la creatività nell’ambito della propria specializzazione, ma anche la volontà di imparare rapidamente e mettersi alla prova. Nel lungo periodo, poi, potrebbero prendere piede scuole professionalizzanti sull’AI, alternative alle università.

Siamo contemporaneamente all’alba dell’era delle opportunità per i generalisti e per gli specialisti: i primi possono testare rapidamente se un’idea ha successo, grazie alla tecnologia. I secondi, a parere di chi scrive, possono avere una marcia in più: se costruire prodotti diventa economico, sapere come possono soddisfare bisogni in un settore specifico – e in modo innovativo – diventa all’improvviso prezioso.

di Nicoletta Prandi

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