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L’invenzione della bomboletta spray

L’invenzione di quella che in seguito diverrà famosa come la bomboletta spray è da ricercare molto indietro nel tempo

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L’invenzione della bomboletta spray

L’invenzione di quella che in seguito diverrà famosa come la bomboletta spray è da ricercare molto indietro nel tempo

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L’invenzione della bomboletta spray

L’invenzione di quella che in seguito diverrà famosa come la bomboletta spray è da ricercare molto indietro nel tempo

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L’invenzione di quella che in seguito diverrà famosa come la bomboletta spray è da ricercare molto indietro nel tempo

Il 15 giugno 1939 fa la sua comparsa negli Stati Uniti uno strano oggetto. Di forma cilindrica, in metallo, contiene al suo interno un liquido che viene espulso grazie a un gas liquefatto e lo diffonde sotto forma di aerosol. A realizzarlo è l’americano Julian Kahn, ma l’invenzione di quella che in seguito diverrà famosa come la bomboletta spray è da ricercare molto indietro nel tempo.

L’idea era già stata teorizzata in Francia nel 1790, ma le limitate tecniche produttive dell’epoca non ne avevano consentito la diffusione. Succede però che, negli anni Venti del secolo scorso, un ingegnere norvegese di nome Erik Rotheim decide di rimettere mano al progetto. Riesce a sviluppare un contenitore metallico in grado di erogare fluidi tramite l’utilizzo di un propellente chimico e di una valvola, per poi brevettarlo nell’agosto del 1926. Ma Rotheim non è un buon commerciante e sostanzialmente non ha idea di come si possa trarre un vantaggio economico da quella scoperta. Decide allora di vendere il brevetto per 100mila corone norvegesi e trova un acquirente proprio in Julian Kahn, il quale pensa di metterla in commercio per produrre panna montata in casa.

Passano due anni e altri attori entrano in scena: si tratta di Lyle Goodhue e William Sullivan, chimici americani impiegati presso il Bureau of Entomology and Plant Quarantine. Grazie a loro finalmente le funzioni della bomboletta assumono un valore rilevante. Perché nel frattempo è scoppiata la Seconda guerra mondiale, i soldati al fronte nel Pacifico devono difendersi dalla malaria e l’invenzione di Rotheim è perfetta per contenere e diffondere gli insetticidi. A quel punto in tanti comprendono che da quell’intuizione si può ricavare parecchio denaro. Nel 1948 la Chase Products Company, un’impresa dell’Illinois, commercializza la prima lacca per capelli e quando, poco tempo dopo, sia i deodoranti che le schiume da barba iniziano a essere commercializzati all’interno dei diffusori, la bomboletta entra nella quotidianità degli americani. A distanza di un anno Ed Seymour realizza invece il primo vaporizzatore di vernice spray. È il primo passo verso ciò che negli anni Sessanta diverrà un fenomeno: la street art, che si diffonderà a cavallo dei due decenni successivi lungo le strade delle principali città americane, finendo per approdare nei musei grazie all’estro di artisti come Jean-Michel Basquiat e Keith Haring.

Ma le cose non sempre sono state facili. Nel 1974 Frank Sherwood Rowland e Mario J. Molina teorizzarono per primi che i propellenti spray fossero tra i responsabili dell’assottigliamento dello strato di ozono. Prese il via una lunga querelle che nel 1987 portò al protocollo di Montreal sulla produzione dei clorofluorocarburi, utilizzati sino a quel momento, con l’obiettivo di sostituirli con gas meno nocivi per l’atmosfera. Anche il mondo del calcio ha pagato il proprio tributo alla bomboletta: nel 2021 i due inventori del diffusore usato dagli arbitri per delimitare con la schiuma la distanza sui calci di punizione, hanno citato la Fifa per violazione del brevetto, ottenendo un risarcimento di 120 milioni di euro.

Al di là di tutto, questo piccolo cilindro di metallo dai tanti padri putativi ha rappresentato una delle innovazioni più importanti del XX secolo, cambiando le nostre abitudini, prestandosi a tutti gli usi possibili e rinnovandosi in funzione del tempo che, proprio come i gas, vola via.

di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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