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Quando il cartone animato divenne interattivo

Oggi abbiamo raggiunto livelli di qualità audiovisiva e uno stile di gioco dinamico che 40 anni fa erano inimmaginabili. Ciò è stato reso possibile anche grazie ai visori Vr che permettono di far vivere all’utente avventure in qualsiasi luogo ed esperienze in prima persona.
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Quasi quarant’anni fa, nel lontano 1983, mentre nelle sale giochi i coin-op (abbreviazione di coin operated, cioè i classici videogame funzionanti a gettone) tecnicamente più avanzati erano caratterizzati da una grafica in pixel a bass(issim)a definizione – oppure in vettoriale, composta solo da scarne linee su sfondo nero tipo “Star Wars” di Atari – si verificò un’incredibile rivoluzione. Fece infatti il suo ingresso “Dragon’s Lair”, un vero e proprio cartone animato interattivo, visivamente indistinguibile da un cartoon Disney (non a caso il suo creatore Don Bluth aveva in precedenza lavorato come animatore su “La bella addormentata nel bosco”, “Robin Hood” e “Bianca e Bernie”), in pratica anni luce avanti rispetto a ogni altro videogioco.

Tutta questa magnificenza era resa possibile dall’innovativo utilizzo di un capiente supporto ottico chiamato Laser Disc, l’antenato del cd-rom con un formato simile ai 33 giri in vinile. Come rovescio della medaglia, l’interazione del giocatore era limitata al fornire dei semplici input direzionali o l’eventuale pressione di un pulsante solo in determinati momenti delle scene animate: se l’input era corretto il filmato proseguiva con successo, altrimenti veniva mostrata una scena relativa alla morte del protagonista. Da questo punto di vista, quindi, “Dragon’s Lair” (come pure i suoi seguiti) risultava indubbiamente inferiore ai videogame tradizionali, dove l’utente aveva in ogni istante il pieno controllo del personaggio; nonostante ciò, lo sconvolgente aspetto visivo faceva passare il resto in secondo piano, anche grazie a un elevato livello di difficoltà che manteneva la sfida del gioco sempre elevata. Il vero sogno restava quello che un giorno si sarebbe potuta coniugare una grafica così meravigliosa con una effettiva libertà di interazione e di controllo, ma sarebbero dovuti trascorrere ancora parecchi anni.

Nel frattempo, nel 1986, il geniale Steve Jobs acquisì la Pixar e iniziò l’era dei cartoni animati interamente realizzati al computer con grafica in 3D, tendenza che arrivò gradualmente a soppiantare l’animazione tradizionale realizzata a mano.

Oggi, se da una parte il fotorealismo nei videogame non è (ancora) stato raggiunto, la grafica cartoon ha invece toccato delle vette ragguardevoli. Basti, tra le ultime novità, prendere come esempio il fiabesco “Kena: Bridge of Spirits”, in cui sembra di giocare a un film della Pixar. Nei panni della giovane protagonista, bisogna esplorare una magica foresta alla ricerca di spiriti erranti a cui restituire la pace.

Un altro titolo con spettacolare grafica 3D in stile cartoon è l’imperdibile “Ratchet & Clank Rift Apart”, in esclusiva su PlayStation 5. Qui siamo davvero ai massimi livelli della tecnologia audiovisiva attuale e lo stile dinamico del gioco – in cui ci si ritrova a viaggiare tra le dimensioni cimentandosi in frenetiche scorribande e avventure per sconfiggere il crudele imperatore Nefarius – valorizza ulteriormente l’affascinante impianto scenico.

Sono rari i videogame in cui una direzione artistica ispirata riesce a fondersi alla perfezione con una trama originale e coinvolgente: “Psychonauts 2” è uno di questi capolavori da non lasciarsi sfuggire, in quanto riesce a immergere il giocatore in un mondo bizzarro quanto incantevole. Nel ruolo di un acrobata sensitivo si dovrà entrare nella mente di eccentrici personaggi per sondarne la psiche e risolverne i conflitti, attraversando livelli surreali mentre si tenta di sventare una misteriosa cospirazione.

 

di Piermarco Rosa

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