Biscotti e ipocrisie indigesti
Gli Europei di calcio non sono solo la prima cosa bella da 18 mesi a questa parte, come lucidamente scritto da Aldo Cazzullo. Sono anche un’occasione di riflessione. Duplice.
Biscotti e ipocrisie indigesti
Gli Europei di calcio non sono solo la prima cosa bella da 18 mesi a questa parte, come lucidamente scritto da Aldo Cazzullo. Sono anche un’occasione di riflessione. Duplice.
Biscotti e ipocrisie indigesti
Gli Europei di calcio non sono solo la prima cosa bella da 18 mesi a questa parte, come lucidamente scritto da Aldo Cazzullo. Sono anche un’occasione di riflessione. Duplice.
Gli Europei di calcio non sono solo la prima cosa bella da 18 mesi a questa parte, come lucidamente scritto da Aldo Cazzullo. Sono anche un’occasione di riflessione. Duplice.
Da un lato, come capita quasi sempre in occasione dei grandi tornei, ci siamo trovati a ragionare di biscotti e torte, gli accordi non detti che da sempre macchiano Mondiali ed Europei, con le nazionali che cercano di scegliersi l’avversario migliore o un percorso meno ostico.
In genere, i biscotti sono indigesti e portano pure male. Restano come una macchia sull’onorabilità, come accadde a Germania e Austria nel nostro Mundial, quello del 1982, con un indecente non-partita ai danni dell’Algeria. Indimenticabile la torta alla scandinava fra Svezia e Danimarca, contro di noi agli Europei 2004. Da allora, i nordeuropei fanno meglio a non darci lezioni di sportività.
Oltre queste considerazioni morali, biscottare corrompe la mentalità di una squadra. L’Italia di Roberto Mancini è una splendida macchina da calcio. Da qui a dire che vincerà l’Europeo ce ne corre e continuiamo a ritenerla tecnicamente inferiore ad almeno due o tre nazionali, ma gli Azzurri giocano meglio di tutti e questo può fare la differenza. Moltiplica forze e possibilità. Mortificarsi, per un banale calcolo con il Galles apparirebbe incomprensibile, oltre che sportivamente discutibile.
Altro insegnamento che arriva dall’Europeo, l’ipocrisia servita sottoforma di bicchiere d’acqua fresca. Ronaldo che ostentatamente sposta la bottiglietta di Coca-Cola (sì, la cito, perché anche limitarsi a riportare ‘soft drink’ è insopportabile e ridicolo) non si capisce bene cosa voglia fare. Il guru dell’alimentazione sana, affermare il suo personale potere sull’intera organizzazione dei campionati o chissà cos’altro. Di sicuro fa sorridere amaramente, pensando al bouquets pressoché infinito di prodotti sponsorizzati dal fuoriclasse portoghese. Tutto più che legittimo, per carità, ma almeno ci si risparmi il moralismo con e senza bollicine, che a vedere certe scene vien voglia di farsi una bella Coca Cola gelata.
di Fulvio Giuliani
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