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Chi aspetta troppo e chi non aspetta affatto

Sono le regioni del Sud Italia, in particolare la Campania, ad avere il numero più alto di gravidanze under 17. La risposta è un mix tra abbandono scolastico, mancanza di lavoro e tradizioni di famiglia.

Chi aspetta troppo e chi non aspetta affatto

Sono le regioni del Sud Italia, in particolare la Campania, ad avere il numero più alto di gravidanze under 17. La risposta è un mix tra abbandono scolastico, mancanza di lavoro e tradizioni di famiglia.

Chi aspetta troppo e chi non aspetta affatto

Sono le regioni del Sud Italia, in particolare la Campania, ad avere il numero più alto di gravidanze under 17. La risposta è un mix tra abbandono scolastico, mancanza di lavoro e tradizioni di famiglia.

Sono le regioni del Sud Italia, in particolare la Campania, ad avere il numero più alto di gravidanze under 17. La risposta è un mix tra abbandono scolastico, mancanza di lavoro e tradizioni di famiglia.

Che siamo un Paese per (mamme) vecchie si sapeva. L’età media di una neomamma italiana è 31 anni, un dato che ci fa sbaragliare tutta la concorrenza collocandoci sul podio delle genitrici più anziane d’Europa davanti a Spagna, Grecia, Irlanda e Lussemburgo. Siamo anche tra i Paesi che fanno meno figli e, dopo la Spagna, quello col più alto numero di donne che diventano madri per la prima volta dopo i 40 anni. Sono dati che conosciamo, su cui si sono interrogati sociologi, politici e opinionisti. Dati che ci deprimono perché, diciamolo, la vecchiaia è rimasta l’ultimo tabù ed è difficile trovare qualcuno felice di essere il più vecchio in qualcosa. D’altra parte siamo anche tra i Paesi europei che hanno meno a che fare col fenomeno delle mamme adolescenti, solo l’1,2% sul totale contro il 6% delle inglesi. Ci sarebbe da pensare che sia una questione che non ci riguardi ma, allargando la lente su tutta la penisola, scopriamo che le cose non stanno proprio così. Sono le regioni del Sud – in particolare Sicilia, Campania e Puglia – ad avere i numeri più alti di gravidanze under 17, con la Campania che registra circa 2mila adolescenti l’anno che decidono di diventare mamme. Il dato più impressionante è quello della città di Napoli con il 4,2% di primipare giovanissime. Per quanto il numero di ragazzine che rimangono incinte non sia così diverso in Campania o in Lombardia, la grande differenza la fa la decisione di ricorrere o meno all’interruzione. Perché una quindicenne di Milano decide di abortire e una di Napoli invece no? A istinto verrebbe da rispondere che si sa che al Sud si fanno più figli e prima rispetto al Nord, che lì le donne spesso ricoprono ruoli più tradizionali. Sarebbe una risposta superficiale. I dati di cui siamo in possesso ci dicono che esiste una correlazione piuttosto stretta tra il tasso di abbandono scolastico e le maternità precoci, ma anche questo da solo non basta a spiegare il fenomeno. Osservando meglio, si scopre che nella stragrande maggioranza dei casi le mamme giovanissime sono figlie di altre mamme giovanissime: una sorta di tradizione di famiglia, un costume locale tollerato da una società che sa di offrire poco e non può pretendere molto. Dopo aver abbandonato gli studi e senza avere la prospettiva di un’occupazione, queste giovani donne cercano di trovare un’identità nell’essere madre – come già magari le loro mamme e le loro nonne – e in fondo non sono molto diverse dalle primipare attempate che un’identità lavorativa e sociale l’hanno trovata ma soltanto a patto di procrastinare all’infinito l’arrivo della cicogna. Essere donna, madre, professionista – tutto allo stesso tempo – non è possibile e allora tocca scegliere. Anche se a vederla da vicino, quella scelta sembra più un destino ineluttabile a cui poche possono permettersi di ribellarsi.

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