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33 bambini e un incubo immeritato

I 33 bambini che sono finiti in mezzo al vortice scatenato dalla circolare-Piantedosi non meritano quello che stanno vivendo
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33 bambini e un incubo immeritato

I 33 bambini che sono finiti in mezzo al vortice scatenato dalla circolare-Piantedosi non meritano quello che stanno vivendo
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33 bambini e un incubo immeritato

I 33 bambini che sono finiti in mezzo al vortice scatenato dalla circolare-Piantedosi non meritano quello che stanno vivendo
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I 33 bambini che sono finiti in mezzo al vortice scatenato dalla circolare-Piantedosi non meritano quello che stanno vivendo
Ho una certezza granitica: quei 33 bambini che sono finiti in mezzo al vortice scatenato dalla circolare-Piantedosi e dalla battaglia identitaria contro la maternità surrogata non meritano quello che stanno vivendo. Non lo meritano i loro genitori, non lo meriterebbe nessuno, pure a fronte di un tema straordinariamente divisivo e controverso come quello dell’utero in affitto. È l’effetto della decisione di ieri dei magistrati di Padova di impugnare 33 atti di trascrizione nei registri comunali di figli di coppie omosessuali, ossia tutti quelli che il sindaco della città veneta ha iscritto dal 2017 negli atti del Comune. Se dopo l’impugnazione, i registri firmati dal sindaco Sergio Giordani dovessero venire annullati, i 33 bambini si troverebbero con un solo genitore, con uno solo dei membri della coppia con diritti genitoriali. È già successo in un caso, annullato dalla Procura esattamente con queste conseguenze e tutte le prevedibile ripercussioni nella vita quotidiana dei piccoli. Abbiamo già affrontato questo tema, abbiamo già ricordato quanto sia assolutamente comprensibile ogni riserva sull’utero in affitto o maternità surrogata che dir si voglia. Anche quanto questa fattispecie sia radicalmente diversa dalla fecondazione eterologa, vietata in Italia alle coppie omosessuali o ai single. Come si ricordava in apertura, la battaglia della maggioranza è oggi è tutta sul cosiddetto “utero in affitto“ e sull’istituzione di un “reato universale“ in materia, in base al quale risulterebbe perseguibile chi vi faccia ricorso ovunque nel mondo. Un discreto obbrobrio giuridico, considerato che la competenza territoriale è uno dei capisaldi dello Stato di diritto, ma quando entra in gioco l’ideologia… Il “reato universale“ potrà anche essere approvato, ma non funzionerà mai, non porterà nessuno “alla sbarra“, in compenso farà sentire perseguitate o – nella migliore delle ipotesi – incomprese le coppie pronte a qualsiasi sacrificio pur di avere un figlio. E i bambini, in tutto questo? I 33 bimbi fra zero e sei anni di Padova? È mai possibile che nella malaugurata ipotesi della scomparsa del genitore biologico finirebbero per ritrovarsi tecnicamente orfani, pur avendo da sempre un’altra mamma o un altro papà? No, non è possibile come sancito di recente da una sentenza del tribunale di Milano che ha riconosciuto come genitore di un bambino il compagno di una persona deceduta. Una sentenza logica, di buon senso, in cui l’interesse supremo da tutelare risulta quello del minore, come sempre accadrà. Il resto è la politica quando dà il peggio di sé, quando sceglie una bandiera da sventolare furiosamente in curva. Quando alza la voce e fa la faccia veloce, mentre qualcuno vive un incubo comunque immeritato. Si può essere contrari alla maternità surrogata, si possono nutrire mille dubbi, siamo fra coloro che non riescono a considerare la genitorialità un diritto, ma c’è ancora tempo per ritrovare un equilibrio. di Fulvio Giuliani

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