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6 giorni per morire. La Storia della piccola D

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Ha dimenticato la bambina? Può succedere: avviene che genitori distratti si scordino del piccolo che rimane in auto. Qui non c’è stata alcuna dimenticanza, la signora che aveva dato la vita a D non era affatto distratta mentre usciva di casa

6 giorni per morire. La Storia della piccola D

Ha dimenticato la bambina? Può succedere: avviene che genitori distratti si scordino del piccolo che rimane in auto. Qui non c’è stata alcuna dimenticanza, la signora che aveva dato la vita a D non era affatto distratta mentre usciva di casa
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6 giorni per morire. La Storia della piccola D

Ha dimenticato la bambina? Può succedere: avviene che genitori distratti si scordino del piccolo che rimane in auto. Qui non c’è stata alcuna dimenticanza, la signora che aveva dato la vita a D non era affatto distratta mentre usciva di casa
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16 mesi: tanto è durata la vita della piccola D. A portarsela via non è stata la guerra, neppure una malattia. È stata semplicemente uccisa dalla mancanza di amore. Non si può parlare di odio (come si potrebbe odiare una creatura di 16 mesi?) né di rabbia discontrollata, improvvisamente indotta dallo stress, per una vita che non funziona. No, purtroppo. E neppure di una condizione di disperata solitudine, resa insopportabile da disagi economici. Non è stata questa la ragione che ha esaurito il tempo di D. La signora che l’aveva messa al mondo – si può definire madre? – non era afflitta da alcun problema: ha semplicemente deciso che da Milano doveva raggiungere un uomo a Bergamo, nel cuore industrioso e benestante del Paese. Si è truccata, vestita, osservata nello specchio; ha aperto la porta della sua abitazione ed è uscita. Ha dimenticato la bambina? Può succedere: avviene che genitori distratti si scordino del piccolo che rimane in auto. Grave, certo, ma per tante ragioni avviene. Si può capire: la vita convulsa, i pensieri che distraggono. Qui non c’è stata alcuna dimenticanza, la signora che aveva dato la vita a D non era affatto distratta mentre usciva di casa. Anzi, ha cambiato la piccola, le ha somministrato ansiolitici perché non avesse angosce, non piangesse o non gridasse. È stata così premurosa che, quando l’ha presa in braccio –prima di deporla nella culla (un lettino da campeggio) – le ha preparato un biberon con il latte. L’ha guardata, potrebbe anche averle sorriso e forse le ha rivolto qualche parola. Poi è uscita. Da quel momento, sei giorni vissuti senza pensare. C’erano cose da fare e anche un ritorno a Milano, con il suo uomo. Chissà se gli ha parlato di D. Alla fine, in ogni caso, è rientrata in casa e ha guardato la bambina: non piangeva, non gridava, era spenta. È capitato. Meglio così? Forse, perché vivere senza amore è difficile.   Di Cesare Cicorella

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