Brutte storie e le Forze armate di cui abbiamo bisogno
Occorre una duplice riflessione e non riguarda tanto l’ufficiale Giampaolo Cati – accusato di sessismo, nonnismo e stalking – ma il nostro Esercito e le Forze armate
| Cronaca
Brutte storie e le Forze armate di cui abbiamo bisogno
Occorre una duplice riflessione e non riguarda tanto l’ufficiale Giampaolo Cati – accusato di sessismo, nonnismo e stalking – ma il nostro Esercito e le Forze armate
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Brutte storie e le Forze armate di cui abbiamo bisogno
Occorre una duplice riflessione e non riguarda tanto l’ufficiale Giampaolo Cati – accusato di sessismo, nonnismo e stalking – ma il nostro Esercito e le Forze armate
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Occorre una duplice riflessione e non riguarda tanto l’ufficiale Giampaolo Cati – accusato di sessismo, nonnismo e stalking – ma il nostro Esercito e le Forze armate
Dopo il generale ciarliero ci mancava il tenente colonnello accusato di sessismo, nonnismo, stalking all’Accademia militare di Modena, l’istituzione chiamata a formare gli ufficiali del nostro Esercito. Siamo lontani dalla conclusione della vicenda giudiziaria che riguarda il tenente colonnello Giampaolo Cati. 45 anni, pluridecorato, è il comandante del Centro ippico militare e a suo carico c’è l’avviso di chiusura delle indagini da parte della procura ordinaria di Modena. Al lavoro anche la procura militare di Verona.
L’avviso di chiusura indagini ha reso pubblica la vicenda e i contenuti delle accuse a carico dell’ufficiale da parte di 11 soldati, 7 uomini e 4 donne. Secondo i sottoposti, Cati sarebbe stato abituato più a vessare che a comandare, ricorrendo a espressioni ingiuriose e gravemente offensive, in particolar modo nei confronti delle donne. Il tenente colonnello si difende, facendosi scudo di un curriculum esemplare e sostenendo di essersi sempre speso per i soldati sotto il suo comando. Staremo a vedere e di sicuro non aggiungeremo una parola che possa suonare come un’accusa indiscriminata o una difesa d’ufficio altrettanto frettolosa. Agli atti sono depositati frasi pesanti e le conclusioni del pm sono severe (“Molestava continuamente il personale femminile con battute a sfondo sessuale, commenti sull’aspetto fisico… Le vessava ordinando spesso di lavare i genitali dei cavalli…”), ma solo il processo – se ci sarà – potrà definire quanto accaduto.
La riflessione che vogliamo fare è duplice e non riguarda tanto l’ufficiale, ma il nostro Esercito e le Forze armate, chiamati a impegni sempre più gravosi e complessi in un mondo sottoposto a una straordinaria tensione. Il Paese avrà sempre maggiore bisogno dell’elevata professionalità delle donne e degli uomini in divisa, una professionalità che garantisce non solo il livello del nostro impegno nelle molteplici missioni in alcune delle aree più complesse del mondo, ma costituisce una garanzia di protagonismo per l’Italia.
Come abbiamo ricordato più volte in questi spazi nelle ultime settimane, non si fa politica estera senza un efficiente ed efficace strumento militare e la capacità di saper ipotizzare e dosare il ricorso alla forza. Il che significa poter contare su donne e uomini in divisa irreprensibili.
Aspettando la conclusione del procedimento a carico del tenente colonnello, è un segnale di trasparenza e un attestato di fiducia nella giustizia e nei media che tutto sia emerso seguendo la catena gerarchica. Che sia stato il comandante dell’Accademia militare di Modena, il generale Davide Scalabrin, a trasferire gli atti a chi di dovere perché si procedesse con le indagini. Senza trincerarsi in quel malinteso “spirito di corpo“ che in altre occasioni e in altri tempi abbiamo dolorosamente sperimentato anche in Italia. Fidarsi è sempre fondamentale, potersi fidare della giustizia, delle Forze dell’ordine e delle Forze armate è vitale.
Di Fulvio Giuliani
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