I due presunti stupratori, accusati dell’aggressione sul treno regionale Milano Cadorna-Varese Nord di venerdì sera, sono stati individuati e fermati in breve tempo grazie alle testimonianze rese dalle due vittime.
Le cronache narrano di due balordi, due dei tanti che vivono di espedienti e reati, bazzicando tuguri e giri di spacciatori, borseggiatori e all’occorrenza molestatori o violentatori.
Ci interessa poco parlare dei due presunti colpevoli, un italiano e un marocchino, Anthony Gregory Fusi Mantegazza e Hamza Elayar. Due balordi ben noti alle forze dell’ordine e che – ed è questo il punto del nostro ragionamento – hanno dato la sensazione di aver agito conoscendo quel treno, lo scarso affollamento a tarda sera, i movimenti dei passeggeri. Balordi certo, ma non sprovveduti.
Come intervenire in tempo? Rafforzare la presenza della Polfer senza dubbio, ma soprattutto ricorrere alla tecnologia.
Dobbiamo inondare di telecamere i treni locali (e non solo), a cominciare da quelli più vecchi che ne sono sprovvisti o quasi. La presenza fisica è rassicurante, ma non riusciremo mai a piazzare un poliziotto in ogni vagone.
Possiamo piazzare, invece, una telecamera e anche dei monitor che riprendano in tempo reale i vagoni. Espediente che funziona come deterrente, anche nelle metro. Non pretendiamo di cancellare il rischio di imbattersi in un criminale o in un fuori di testa, ma abbiamo il dovere di andare oltre l’indignazione per la violenza subìta da due ragazze di vent’anni. Prevenendo, per quanto possibile.
di Marco Sallustro
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