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Braccialetti elettronici, reati e inaccettabili malfunzionamenti

Se il meccanismo dei braccialetti elettronici ha dei problemi, si intervenga per risolverli. Prima che qualcun altro venga ucciso

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Braccialetti elettronici, reati e inaccettabili malfunzionamenti

Se il meccanismo dei braccialetti elettronici ha dei problemi, si intervenga per risolverli. Prima che qualcun altro venga ucciso

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Braccialetti elettronici, reati e inaccettabili malfunzionamenti

Se il meccanismo dei braccialetti elettronici ha dei problemi, si intervenga per risolverli. Prima che qualcun altro venga ucciso

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Se il meccanismo dei braccialetti elettronici ha dei problemi, si intervenga per risolverli. Prima che qualcun altro venga ucciso

Alle forze dell’ordine non è arrivato alcun alert. E così Concetta, infermiera di 53 anni, è stata uccisa con 15 coltellate sferrate dall’uomo che aveva nei suoi confronti un divieto di avvicinamento. Questi indossava un braccialetto elettronico che avrebbe dovuto segnalare se si fosse avvicinato a meno di 200 metri da lei. Eppure non ha funzionato. Non lo hanno fatto neppure i due dispositivi in possesso sia della vittima che della figlia e che a quel braccialetto erano collegati. Anzi, per la precisione uno ha funzionato, ma soltanto quando l’assassino era già entrato nella casa della vittima.

Al di là di quanto verrà accertato dalle indagini e dai rilievi su quei dispositivi, quello che è successo ad Ancona colpisce e fa riflettere. Perché lo strumento del braccialetto elettronico viene utilizzato sia per coloro che si trovano agli arresti domiciliari (quindi per monitorare chi da un posto non si deve allontanare) sia per chi a un luogo non si deve avvicinare. Viene impiegato anche per chi è accusato dei reati previsti dal Codice Rosso. Lo stalking, le minacce. Come nel caso di Concetta, che aveva denunciato l’ex marito raccontando una storia di violenze iniziata nel 2004. Quello stesso uomo che è riuscito comunque a ucciderla. Non si tratta di un fallimento del sistema, di mancate denunce, di giustizia che non funziona. Qui abbiamo a che fare con un dispositivo studiato e utilizzato per garantire un certo livello di sicurezza e che invece non l’ha garantita affatto. Quando è stato arrestato, l’assassino di Concetta indossava ancora il braccialetto elettronico.

Per la verità, il tema è ben più ampio. Secondo i dati diffusi dall’associazione Antigone, fra il 2014 e il 2021 sono stati poco più di 5.200 i braccialetti elettronici impiegati per la detenzione domiciliare. Ma i dati si fermano qui. Incompleti nella quantità, ma anche nell’aiutare a capire se e quanto siano frequenti i malfunzionamenti. Proprio l’associazione li aveva richiesti al Ministero degli Interni, ottenendo però come risposta che la loro pubblicazione avrebbe configurato un «pregiudizio concreto alla tutela degli interessi inerenti alla sicurezza pubblica e all’ordine pubblico». Rendere pubblici quei numeri creerebbe insomma un problema per la sicurezza. Invece, come dimostra questo ultimo caso di cronaca, sarebbe bene che vengano rivelati. Se questo meccanismo ha dei problemi, si intervenga per risolverli. Prima che qualcun altro venga ucciso.

di Annalisa Grandi 

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