C’è solo un presidente e resta dov’è
Il tentativo di Carlo Bonomi di farsi eleggere da Presidente di Confindustria a Presidente di Lega Calcio, è finito con una figuraccia per il capo degli industriali. Tutto poco rassicurante e alquanto dilettantesco, mentre il calcio avrebbe bisogno di una guida salda.
C’è solo un presidente e resta dov’è
Il tentativo di Carlo Bonomi di farsi eleggere da Presidente di Confindustria a Presidente di Lega Calcio, è finito con una figuraccia per il capo degli industriali. Tutto poco rassicurante e alquanto dilettantesco, mentre il calcio avrebbe bisogno di una guida salda.
C’è solo un presidente e resta dov’è
Il tentativo di Carlo Bonomi di farsi eleggere da Presidente di Confindustria a Presidente di Lega Calcio, è finito con una figuraccia per il capo degli industriali. Tutto poco rassicurante e alquanto dilettantesco, mentre il calcio avrebbe bisogno di una guida salda.
Il tentativo di Carlo Bonomi di farsi eleggere da Presidente di Confindustria a Presidente di Lega Calcio, è finito con una figuraccia per il capo degli industriali. Tutto poco rassicurante e alquanto dilettantesco, mentre il calcio avrebbe bisogno di una guida salda.
Per anni la Lega calcio si è pomposamente autodefinita la “Confindustria del pallone”. La maschera è caduta un’ultima volta ieri quando il presidente della Confindustria vera, Carlo Bonomi, è stato clamorosamente ‘trombato’ (un solo voto) nell’elezione per il successore di Paolo Dal Pino. Ricordiamo che l’ex presidente ha sbattuto la porta, in aperto dissenso con quei club in rivolta contro la Federcalcio. La candidatura di Bonomi è stata abbandonata dalle squadre più grandi quando hanno capito che non si sarebbe raggiunto il quorum di 14 voti. Non ritirare la sua candidatura, esponendolo alla figuraccia dell’unica preferenza, ha dato la sensazione di volerlo bruciare, anche se si sussurra che il n. 1 di Confindustria voglia riprovarci quando di voti ne basteranno 11. Tutto poco rassicurante e alquanto dilettantesco, mentre il calcio avrebbe bisogno di una guida salda e condivisa. Sempre dando per scontato, oltretutto, che Carlo Bonomi abbia giornate da 48 ore, necessarie a seguire i rilevanti impegni confindustriali e le questioni pallonare.
Bonomi a parte, resta la certezza che una fetta importante della Lega calcio non riesca ad accettare una conduzione realmente managerializzata, capace di ridurre i centri di potere che da sempre indirizzano le scelte delle società e determinano scontri ed equilibri. Una figura esterna, forte e autorevole, continua a essere vissuta come un corpo estraneo e indigeribile. In particolare da chi – Lotito vi dice nulla? – da sempre conduce il gran ballo dei presidenti.
di Marco Sallustro
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