Dieci anni dalla morte del piccolo Alan Kurdi. E nulla è cambiato
Dieci anni. È questo il tempo trascorso da quella foto, da quella terribile foto che ritrae il corpo privo di vita del piccolo Alan Kurdi – bambino curdo siriano di tre anni – ritrovato a faccia in giù sulla spiaggia di Bodrum (Turchia) dopo il naufragio

Dieci anni dalla morte del piccolo Alan Kurdi. E nulla è cambiato
Dieci anni. È questo il tempo trascorso da quella foto, da quella terribile foto che ritrae il corpo privo di vita del piccolo Alan Kurdi – bambino curdo siriano di tre anni – ritrovato a faccia in giù sulla spiaggia di Bodrum (Turchia) dopo il naufragio
Dieci anni dalla morte del piccolo Alan Kurdi. E nulla è cambiato
Dieci anni. È questo il tempo trascorso da quella foto, da quella terribile foto che ritrae il corpo privo di vita del piccolo Alan Kurdi – bambino curdo siriano di tre anni – ritrovato a faccia in giù sulla spiaggia di Bodrum (Turchia) dopo il naufragio
10 anni. È questo il tempo trascorso da quella foto, da quella terribile foto che ritrae il corpo privo di vita del piccolo Alan Kurdi – bambino curdo siriano di 3 anni – ritrovato a faccia in giù sulla spiaggia di Bodrum (Turchia) dopo il naufragio.
Alan indossava una maglietta rossa e dei pantaloncini blu. Originario di Kobanê (Siria), il piccolo era partito insieme alla sua famiglia nella notte a bordo di un gommone sovraffollato. In direzione dell’isola greca di Coo.
Ma soprattutto, in direzione di un futuro migliore.
Come tutti i passeggeri a bordo, Alan indossava un salvagente. Un salvagente… finto. Nonostante il padre avesse pagato più di 5mila dollari per quel viaggio.
All’alba, un barista che era in servizio in un hotel di fronte alla spiaggia vede un’immagine straziante: i corpi privi di vita del piccolo Alan e di un’altra bambina distesi sulla spiaggia, di fronte al mare.
Di fronte a quel mare che è diventato “traditore”. Acque che sono diventate un cimitero a cielo aperto.
Un’immagine, quella di Alan, che aveva fatto il giro del mondo. E che aveva fatto indignare milioni e milioni di persone. Al grido di “Mai più!”.
L’immagine che aveva fatto il giro del mondo è stata scattata dalla fotografa Nilüfer Demir. Alan, in quella posizione, sembra dormire, sulla spiaggia, di fronte al mare. Stanco.
Quell’immagine diventa in poco tempo un simbolo. Il simbolo di un grande fallimento: quello relativo a certe politiche migratorie.
Il “Mai più!” a cui facevamo cenno prima però è rimasto soprattutto solo a parole.
E quel mare, quello splendido mare in cui si dovrebbe andare a nuotare, continua a rimanere il più grande cimitero terrestre.
In questi 10 anni, nel solo mar Mediterraneo, sono state registrate almeno 28mila vittime a causa dei naufragi sulle diverse rotte migratorie. Secondo quanto reso noto dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim).
3.500 di tali morti durante le traversate, sono minori.
Non dobbiamo dimenticare Alan, quella straziante foto e tutti coloro che cercavano/cercano un futuro migliore.
Non dobbiamo dimenticare.
di Filippo Messina
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche

Siti sessisti, il (grande) problema dell’anonimato digitale – IL VIDEO

Emilio Fede si aggrava, è in condizioni critiche

Collegno, genitore aggredisce un 13enne in campo: il ragazzo finisce in ospedale
