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Equilibri di sangue

I nuovi equilibri nella criminalità organizzata: da Roma a Milano si torna a sparare anziché spacciare, segno che la guerra è in corso 
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I nuovi equilibri nella criminalità organizzata: da Roma a Milano si torna a sparare anziché spacciare, segno che la guerra è in corso 
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I nuovi equilibri nella criminalità organizzata: da Roma a Milano si torna a sparare anziché spacciare, segno che la guerra è in corso 
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I nuovi equilibri nella criminalità organizzata: da Roma a Milano si torna a sparare anziché spacciare, segno che la guerra è in corso 
Stiamo assistendo alla ricerca sanguinosa di nuovi equilibri nella criminalità organizzata. Recenti fatti di cronaca non sono infatti ascrivibili a episodi isolati ma a una vera e propria guerra a tutto campo per i nuovi mercati criminali da conquistare e controllare. Un dato è certo: la ‘ndrangheta calabrese ha – in Italia ma non solo – il dominio assoluto sulla camorra napoletana e su una Cosa nostra siciliana che, dopo l’arresto un anno fa di Matteo Messina Denaro, è ancora alla ricerca di una riorganizzazione delle principali famiglie, visto il crollo del potere dei vecchi corleonesi. La ‘ndrangheta sta in parte cambiando pelle, man mano che ai vecchi boss legati alla tradizione locale si sostituiscono i figli, per lo più istruiti in università e pronti per attività lecite. Essa controlla comunque il mercato degli stupefacenti: cocaina, una ritrovata e letale presenza di eroina e le lucrose e facili da smerciare droghe sintetiche. La ‘ndrangheta cura la parte iniziale, l’acquisto dai mercati sudamericani, l’organizzazione dei viaggi dei trafficanti. Lascia poi alla camorra la sua fetta locale e lo stesso fa con la mafia siciliana e altre organizzazioni criminose, italiane ed estere. Per esempio, a Milano la camorra napoletana investe e ricicla i cospicui proventi del traffico di droga soprattutto nel settore della ristorazione, intervenendo là dove si evidenziano problemi di crisi: facendo dei vecchi proprietari degli alleati (con la pistola alla tempia, ovviamente) oppure rilevando a suon di contante l’intera attività. A Roma la situazione è particolarmente grave perché qui è in atto una sorta di riequilibrio dei poteri, quindi un momento pericoloso perché si spara. E quando parlano le armi gli affari successivi ai guadagni del traffico di droga subiscono un rallentamento: maggiore pressione da parte delle Forze dell’ordine, più controlli, meno libertà di presidiare le zone di competenza delle varie bande che si fronteggiano. L’agguato al quartiere Corviale, nella parte Sud della Capitale, ne è una riprova. Undici colpi di pistola, un attacco in stile militare contro due trentenni con precedenti. Un morto, Cristiano Molè, noto all’Antimafia come uomo della cosca calabrese di Gioia Tauro, alleata da anni con i Piromalli, da tempo molto attivi a Roma. Molè nel 2014 era stato gambizzato nel quartiere Bravetta. Corviale è una delle principali piazze di spaccio della Capitale e questo agguato con una pioggia di proiettili fa ipotizzare che sia in atto una nuova guerra fra bande: i sempre attivi e potenti Casamonica, le ramificazioni della ‘ndrangheta e nuove gang, composte soprattutto da membri giovanissimi che vogliono spodestare i vecchi boss. Se a Milano e Roma si spara il rischio è che ci troviamo soltanto all’inizio di un nuovo periodo di violenza e sangue. Di Andrea Pamparana La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

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