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Familiari a quattro zampe

Negli ultimi anni è aumentata l’attenzione verso gli animali domestici e i loro maltrattamenti. Ma una regolamentazione univoca stenta ad arrivare
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Familiari a quattro zampe

Negli ultimi anni è aumentata l’attenzione verso gli animali domestici e i loro maltrattamenti. Ma una regolamentazione univoca stenta ad arrivare
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Familiari a quattro zampe

Negli ultimi anni è aumentata l’attenzione verso gli animali domestici e i loro maltrattamenti. Ma una regolamentazione univoca stenta ad arrivare
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Negli ultimi anni è aumentata l’attenzione verso gli animali domestici e i loro maltrattamenti. Ma una regolamentazione univoca stenta ad arrivare
Negli ultimi anni è notevolmente cambiata l’attenzione verso le condizioni dei cosiddetti “animali d’affezione”. Ed è aumentato il clamore suscitato da vicende che vedono al centro animali maltrattati. Al di là delle mobilitazioni e degli articoli, la realtà è che le norme non sono così chiare. L’articolo 544 ter del codice penale prevede che chiunque – per crudeltà o senza necessità – provoca lesioni a un animale oppure lo sottopone a sevizie o fatiche insopportabili per le sue caratteristiche, è punito con una pena da 3 a 18 mesi di reclusione o con una multa dai 5mila ai 30mila euro. Poi c’è l’art. 727 del codice penale che punisce chi abbandona un animale con l’arresto fino a un anno o con un’ammenda fino a 10mila euro. Nei mesi scorsi si è discussa anche una proposta di legge che inasprisca le pene. Ma a prescindere dalle leggi, ci sono enormi differenze culturali fra le varie zone d’Italia. Fateci caso: esistono per esempio realtà dove ancora i cani vengono tenuti alla catena (quella inferiore ai 4 metri è vietata per legge), altre in cui è proibito indipendentemente dalla lunghezza. Ci sono regioni in cui vedere un cane su un balcone è una rarità assoluta, altre in cui nessuno se ne stupisce. Tutto dipende da come vengono percepiti gli animali domestici: per alcuni sono quasi dei figli, per altri un gioco, un passatempo o poco più. Comunque la si pensi la civiltà di un Paese si misura anche da questo, da come vengono trattati gli animali. Sarebbe fondamentale avere una normativa univoca e invece siamo di fronte – come abbiamo visto – a una situazione tale per cui ogni regione va avanti (o resta indietro, dipende dai punti di vista) da sé. Maggiori tutele e leggi più chiare aiuterebbero a risolvere anche situazioni che le stesse istituzioni poi fanno fatica a gestire. Resta la facoltà di ciascuno di segnalare presunti maltrattamenti con foto o video da inviare agli organi competenti: la Polizia locale oppure le Guardie zoofile. Ognuno può fare la sua parte. di Annalisa Grandi

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