Garlasco, anche papà Sempio indagato per corruzione. Perché la notizia ci deve indignare ma anche no
Dopo l’ex Procuratore Mario Venditti anche il padre di Andrea Sempio è finito tra gli indagati per corruzione. Giusto che si vada a fondo per capire se le cose siano andate così, sbagliato ridurre il tutto a una “persecuzione contro la magistratura”. E’ un’altra verità che dobbiamo a Chiara Poggi, qualunque essa sia
Garlasco, anche papà Sempio indagato per corruzione. Perché la notizia ci deve indignare ma anche no
Dopo l’ex Procuratore Mario Venditti anche il padre di Andrea Sempio è finito tra gli indagati per corruzione. Giusto che si vada a fondo per capire se le cose siano andate così, sbagliato ridurre il tutto a una “persecuzione contro la magistratura”. E’ un’altra verità che dobbiamo a Chiara Poggi, qualunque essa sia
Garlasco, anche papà Sempio indagato per corruzione. Perché la notizia ci deve indignare ma anche no
Dopo l’ex Procuratore Mario Venditti anche il padre di Andrea Sempio è finito tra gli indagati per corruzione. Giusto che si vada a fondo per capire se le cose siano andate così, sbagliato ridurre il tutto a una “persecuzione contro la magistratura”. E’ un’altra verità che dobbiamo a Chiara Poggi, qualunque essa sia
La notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Giuseppe Sempio era nell’aria da tempo. Dopo l’iscrizione dell’ex procuratore Mario Venditti, che all’epoca dei fatti lavorava presso il Tribunale di Pavia dove facevano capo le indagini, in molti si interrogavano sull’anomalia scaturita dal fatto che ci fosse sì un ipotetico corrotto, senza però che vi fosse un corruttore. Ecco che da ieri c’è ed è il padre di Andrea Sempio, quest’ultimo a sua volta indagato per concorso in omicidio nel delitto di Chiara Poggi.
Si chiude così il cerchio sull’ipotesi accusatoria ricostruita dalla Procura di Brescia più che mai convinta che Venditti abbia intascato una cifra compresa tra i 20 e 30 mila euro per fare pressioni sul GIP per la richiesta di archiviazione di Andrea Sempio (in effetti poi arrivata).
Se l’azione corruttiva venisse confermata in un processo – sempre qualora vi sia il rinvio a giudizio e tutto non si esaurisca in un non luogo a procedere – la notizia sarebbe a dir poco sconvolgente.
Per molti, infatti, che un Procuratore della repubblica possa farsi corrompere per una cifra fondamentalmente ridicola, in un’indagine che non è esattamente una lite di condominio, potrebbe rappresentare non un semplice caso isolato. C’è chi si è persino sbilanciato parlando di “un modus operandi di certe procure”. Si spera davvero non sia così ma se tutto ciò si rivelasse vero, predisporrebbe a una profonda riflessione sullo stato di salute della nostra Giustizia. Per questo è doveroso andare a fondo alla questione.
Invece – e lo capiamo, per carità! – l’avvocato di Mario Venditti ha voluto scrivere un paio di volte al Ministro della Giustizia Carlo Nordio per sollecitare un suo pronto intervento, dato che – secondo lui – questo filone di indagine non farebbe altro che gettare fango sulla magistratura e sul suo indagato.
Dove sta scritto però che i magistrati non possano essere indagati?
Al momento gli elementi noti in mano al Tribunale di Brescia, cui spetta il compito di indagare sull’operato di alcune delle procure lombarde come Milano e Pavia per esempio, sono un “pizzino” di Giuseppe Sempio, un bigliettino su cui l’uomo annota “Venditti GIP, archivia per 20-30 euro” e stralci di intercettazioni in cui si evince il bisogno dei Sempio di tirare fuori in fretta e furia una cospicua somma di denaro non tracciabile, quindi in contanti. Troppi soldi, secondo chi indaga, per essere corrisposti in così poco tempo come onorari agli avvocati della loro difesa (capeggiati a quel tempo da Massimo Lovati, appena lasciato a casa pochi giorni fa dalla famiglia Sempio dopo la sua vicinanza con Fabrizio Corona e altri scivoloni ai limiti della credibilità…nel senso che non ci si crede proprio!).
Lovati, in questo ultimo mese, ha provato a metterci una pezza, dichiarando di preferire i contanti per i suoi emolumenti (si legga pure in nero, tra le righe), ma è una versione che non convince tant’è che lo stesso legale l’altro giorno è stato sentito dagli inquirenti. Inoltre i suoi colleghi dell’epoca, oggi riferiscono di non aver ricevuto nessun compenso ma di essere stati remunerati con la visibilità legata a un caso tanto mediatico. Lovati ha anche detto di non avere conti correnti intestati. Nel frattempo gliene sono stati contestati ben otto.
E’ quindi presumibile che la Procura di Brescia abbia in mano molto di più di quello che è stato voluto far trapelare, altrimenti non si spiega l’iscrizione di entrambi nel registro degli indagati in un caso tanto delicato, dove per amor di giustizia non è più possibile sbagliare, soprattutto dopo che di errori ne sono stati fatti così tanti (in primis sulla scena del delitto, dove ci sono state contaminazioni da dilettanti allo sbaraglio).
Dopo quasi 20 anni, Garlasco non finisce di appassionare l’Italia, anche perché non c’è giorno in cui non vi siano nuovi colpi di scena. Un caso così centrale che lo stesso Ministro Nordio ha detto la sua nelle ultime ore, portando avanti una tesi che mette i brividi e non certo perché siamo sotto Halloween: “Dopo 20 anni è difficile ricostruire la verità – ha dichiarato – e bisognerebbe avere il coraggio di arrendersi”.
Ma è chiaro che una giustizia che si basa su un principio come quello dell’ “oltre ogni ragionevole dubbio” non può arrendersi, se è vero che qualche dubbio – come pare evidente ormai a tutti – persiste. Lo si deve a Chiara Poggi in primis ma anche ad Alberto Stasi, sempre che sia innocente come lui asserisce dal primo giorno, anche se la sua pena è ormai pressoché scontata per intero. Gli resterà, nel caso la verità venga un giorno stravolta, la consolazione di non venire più additato come l’assassino di Chiara. Una consolazione decisamente amara.
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-             Tag: garlasco
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