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Ginecologo Miniello e la “terapia del sesso” contro il tumore. Come si fa a giudicare?

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Il ginecologo Miniello resterà libero perché secondo i giudici le donne avrebbero potuto dire di no alle sue richieste di curare il papilloma virus con la terapia del sesso

Ginecologo Miniello e la “terapia del sesso” contro il tumore. Come si fa a giudicare?

Il ginecologo Miniello resterà libero perché secondo i giudici le donne avrebbero potuto dire di no alle sue richieste di curare il papilloma virus con la terapia del sesso
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Ginecologo Miniello e la “terapia del sesso” contro il tumore. Come si fa a giudicare?

Il ginecologo Miniello resterà libero perché secondo i giudici le donne avrebbero potuto dire di no alle sue richieste di curare il papilloma virus con la terapia del sesso
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Giovanni Miniello, il ginecologo che “offriva” sesso come terapia per combattere il papilloma virus resterà libero. Così ha deciso ieri il tribunale del Riesame di Bari che ha escluso che “il rimedio terapeutico di tipo sessuale proposto dal ginecologo possa ritenersi oggettivamente idoneo a violare la libertà di autodeterminazione della vittima”. In tutto è accusato di 20 violenze sessuali. Se il ginecologo è colpevole o no lo stabilirà il tribunale. Come sempre. Ma si fatica a cogliere il criterio che oggi sancisce con assoluta certezza che quelle donne, vittime degli abusi, avessero davvero la possibilità di dire di no alle violenze. La situazione, se ripensata a mente lucida, richiama subito alla mente l’abusatissimo “ma come si fa?”. Lo pensiamo ogni qualvolta viene dimenticato un bambino in auto, quando un anziano consegna tutti i suoi averi al sedicente avvocato che “tutela” gli interessi del figlio lontano o quando la signora di mezza età si innamora dell’amico virtuale in Costa d’Avorio. Accade. E ciò significa banalmente che sì, si può fare. Ma come si può giudicare un sentimento tanto intimo come la paura? La paura che a volte ti fa uscire un leone dal petto e altre volte ti paralizza ogni singolo muscolo, togliendoti la parola. È vero ci sono donne senza scrupoli, donne scaltre e più spavalde. Donne senza carattere. Ma ci sono anche donne ingenue, donne fragili e malate, che finiscono con l‘essere soggiogate da chi invece dovrebbe aiutarle; donne timide, depresse e inesperte, donne semplicemente molto giovani. Non reagire non significa per forza essere consenzienti. A volte significa semplicemente avere solo tanta paura. Di Ilaria Cuzzolin

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