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Il dramma e le durissime lezioni

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Siamo fra i migliori al mondo nella fase della prima emergenza. Ma i lavori di messa in sicurezza del territorio devono diventare una priorità 

Il dramma e le durissime lezioni

Siamo fra i migliori al mondo nella fase della prima emergenza. Ma i lavori di messa in sicurezza del territorio devono diventare una priorità 
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Il dramma e le durissime lezioni

Siamo fra i migliori al mondo nella fase della prima emergenza. Ma i lavori di messa in sicurezza del territorio devono diventare una priorità 
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L’assoluta eccezionalità di quanto accaduto in Romagna è al punto di partenza di qualsiasi ragionamento si voglia fare sulla tragedia che ha piegato un intero territorio. La quantità di acqua caduta nel giro di poche ore è spaventosa e va considerata sempre e comunque, eppure la fragilità di quel lembo d’Italia a cui siamo tutti istintivamente legati per ricordi personali o immagini che sono proprie della memoria collettiva è impressionante. Non c’è un argine che abbia retto e, dopo la fase dell’emergenza, sarà necessario studiarli uno a uno per capire cosa sia accaduto, quanto fosse inevitabile o meno non solo il disastro, ma la dimensione che ha assunto. Senza nessuna polemica, senza puntare il dito, osservando attoniti la placida, dolce, gaudente, produttiva e così familiare Romagna. Il problema è che siamo assolutamente fra i migliori al mondo nella fase della prima emergenza. Ci prodighiamo istintivamente per il prossimo, come abbiamo sottolineato solo ieri commentando il video-simbolo di queste ore drammatiche: il salvataggio del bimbo di tre anni rimasto intrappolato dall’acqua insieme alla madre. Abbiamo strutture, competenze, un know how frutto (purtroppo) di decenni di calamità naturali con cui abbiamo dovuto fare i conti. La nostra Protezione Civile nella quale confluiscono corpi, professionalità ed esperienze molto diverse fra di loro e altrettanto ben amalgamate, è un fiore all’occhiello del Paese. Una garanzia che salva vite. Con la stessa lucidità va ricordato ancora una volta che, terminata la fase della prima emergenza, non siamo più fra i migliori. Diventiamo lenti e prevedibili. I lavori di messa in sicurezza del territorio – parliamo in generale, non è questo il momento e non abbiamo gli strumenti per riferirci in modo specifico a quanto accaduto in Romagna – non sono quasi mai una priorità. Parliamo moltissimo e facciamo infinitamente meno. L’eccezionalità degli eventi atmosferici finisce per diventare un tragico innesco di veri e propri cataclismi, peggiorati e agevolati da un territorio sempre più fragile e impreparato. È superfluo elencare le durissime elezioni che il tempo ci ha inflitto. Di Fulvio Giuliani

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