Il Ministero della Salute ha emanato la circolare che reintroduce la Dad, adottando misure diverse a seconda dell’età dei bambini. Mentre Draghi e Figliuolo ribadiscono la priorità di continuare le lezioni in presenza.
Uno, due, tre: si cambia e poi si torna indietro. Ci eravamo abituati forse troppo bene negli ultimi mesi, senza troppi balletti di scelte fatte e poi cambiate. Siamo invece tornati ai vecchi tempi – cioè al regno della confusione – su uno dei temi più delicati di questo periodo: i bambini e la scuola. Prima la circolare del Ministero della Salute che reintroduce la Dad con un solo caso positivo, poi l’intervento di Draghi e Figliuolo che ribadiscono che la priorità è continuare con le lezioni in presenza. E così circolare emendata e misure diverse a seconda delle età dei bimbi: Dad con un solo positivo fino ai 6 anni, con due dai 6 ai 12, con tre dai 12 in avanti. Non proprio un modo di procedere uniforme, ma è anche vero che i più piccoli sono proprio quelli per cui ancora non è partita la vaccinazione. Quindi la misura ha senso.
Sono state annunciate anche altre risorse per le Asl per gestire il tracciamento dei contatti dei positivi, anche perché finora era questo uno dei problemi lamentati dai dirigenti scolastici. Annosa questione, che per mesi ha rappresentato un enorme scoglio al contenimento dei contagi, ma il fatto che ancora non sia stata risolta in modo efficiente è sconcertante. Anche perché, invece, proprio fare i tamponi e tracciare i contatti dei positivi è l’unico modo per consentire ai bimbi di restare in classe. Ed è giusto che questa sia una priorità, perché davvero gli studenti hanno già pagato un prezzo altissimo nello scorso anno e mezzo. E fermo restando che bisognerebbe lavorare, come abbiamo già scritto, a piattaforme uniche e soprattutto che funzionino sempre, ma specialmente quando si va in Dad. Perché i gap tecnologici non possono essere colmati in ordine sparso e affidandosi ai singoli istituti. Questo vale per oggi e ovviamente per il futuro.
La confusione non aiuta, da qualunque parte arrivi, anche perché famiglie e ragazzi sono già stati sottoposti a uno stress non indifferente e tuttora le condizioni per stare in classe non sono semplicissime, tra mascherine e finestre aperte. Alternative al momento non ce ne sono, naturalmente: tocca adattarsi. Ma va comunque reso merito ai ragazzi, che nella stragrande maggioranza dei casi hanno dimostrato una maturità che non proprio tutti gli adulti in questo periodo possono rivendicare di aver avuto. Sono loro quelli su cui tutte queste misure ovviamente vanno a incidere. E cruciale sarà anche capire quanti tra i più piccoli verranno vaccinati, tema su cui ancora il dibattito è aperto. La certezza è che tornare indietro sarebbe grave.
di Annalisa Grandi
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