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Immigrazione, rimediare al guaio combinato

L’immigrazione è un fenomeno epocale da governare, composto di due aspetti: gli sbarchi e laccoglienza. L’Italia non può farcela da sola
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Immigrazione, rimediare al guaio combinato

L’immigrazione è un fenomeno epocale da governare, composto di due aspetti: gli sbarchi e laccoglienza. L’Italia non può farcela da sola
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Immigrazione, rimediare al guaio combinato

L’immigrazione è un fenomeno epocale da governare, composto di due aspetti: gli sbarchi e laccoglienza. L’Italia non può farcela da sola
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L’immigrazione è un fenomeno epocale da governare, composto di due aspetti: gli sbarchi e laccoglienza. L’Italia non può farcela da sola
C’è la cronaca e poi c’è la politica. La cronaca ci dice che lasse tra Italia e Francia (una buona strategia iniziale di Giorgia Meloni ricevuta in eredità da Mario Draghi) per portare avanti alcune battaglie comuni in Unione europea s’è spezzato ancor prima di decollare. Ed è stato, questo, un errore politico anche perché si è rotto su una questione rispetto alla quale lItalia non potrà mai farcela da sola: limmigrazione e la gestione degli sbarchi e dei flussi.

Le conseguenze di questa rottura (seguita a un cantar vittoria che non era necessario perché chi vince in politica non ha necessità di sottolinearlo) sono che ieri la Francia ha sospeso il trasferimento e l’accoglienza prevista di 3.500 rifugiati attualmente in Italia e che Macron – sempre ieri – ha rilanciato l’asse franco-tedesco come motore dell’Ue dopo la freddezza di Parigi delle scorse settimane verso il cancelliere Scholz e la Germania. Troppo volubile Macron? Può darsi. Sta di fatto che l’immigrazione è un fenomeno epocale da governare, composto di due aspetti: gli sbarchi e laccoglienza (e i respingimenti).

Sui primi una politica solo italiana non può funzionare e anche nel caso funzionicchiasse porterebbe dritta all’isolamento del nostro Paese in Ue, poiché comporterebbe braccio di ferro continui. Aggiungendo così errore a errore. La ragione è semplice: finché non si sarà stabilizzata la Libia (e i tempi sono lunghi) e creata una politica europea di forte sostegno ai Paesi del Nord Africa, gli arrivi via mare (che non sono gli unici, ricordiamolo, perché i migranti arrivano anche via terra) continueranno. Sulla questione degli sbarchi l’Italia dovrebbe farsi promotrice di una conferenza tra i Paesi Ue affacciati sul Mediterraneo – Francia, Spagna, Grecia e Malta – per riuscire a concordare una linea di condivisione sugli approdi delle navi in arrivo tra le cinque nazioni. Tutto ciò dentro la cornice europea.

Fatto questo, resterebbe il tema della redistribuzione e dell’accoglienza, che deve riguardare tutti i Paesi europei anche se lItalia in quanto a numeri non è certo messa peggio degli altri, visto che Francia e Germania ne hanno molti più di noi. Resta infine il tema degli irregolari. Anche qui una soluzione non può che passare da una linea comune con i Paesi affacciati sul Mediterraneo e con l’Unione europea. Non significa che il governo italiano debba rinunciare alla propria posizione politica sul tema dell’immigrazione ma più semplicemente che per portarla avanti con successo (o, se preferite, con realismo) occorre non fare da soli, caricando di una ulteriore drammatizzazione un fenomeno che drammatico lo è già di per sé.

Per queste ragioni sarebbe opportuno riprendere il dialogo con la Francia da dove era cominciato (e bene), ovvero dall’incontro del 23 ottobre scorso a Roma tra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni (incontro per il quale il presidente era stato persino criticato – a torto – dalla sinistra francese). Riprenderlo è nell’interesse nazionale.

di Massimiliano Lenzi

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