Ischia, a tre giorni dall’alluvione
Eserciti di volontari sono al lavoro, arrivati armati di pala da Napoli e da Ischia, neppure sfiorata dalla frana.
| Cronaca
Ischia, a tre giorni dall’alluvione
Eserciti di volontari sono al lavoro, arrivati armati di pala da Napoli e da Ischia, neppure sfiorata dalla frana.
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Ischia, a tre giorni dall’alluvione
Eserciti di volontari sono al lavoro, arrivati armati di pala da Napoli e da Ischia, neppure sfiorata dalla frana.
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Eserciti di volontari sono al lavoro, arrivati armati di pala da Napoli e da Ischia, neppure sfiorata dalla frana.
Rumori metallici. Cave meccaniche, la forza d’urto dei caterpillar per estrarre diversi autobus dal fango – divenuto più solido del cemento – a tre giorni dall’alluvione. Casamicciola Terme si presenta così. Spettrale, deturpata. Ma non vinta nella solidità dei residenti, che con difficoltà, caloche e tanta pazienza, si muovono nel fango per un pezzo di vita normale. Supermercato, farmacia, anche l’edicola è aperta, c’è da constatare cosa è arrivato all’Italia del dramma dell’alluvione.
Eserciti di volontari sono al lavoro, arrivati armati di pala da Napoli, eppoi dalla vicina Ischia, neppure sfiorata dalla frana. L’attività è frenetica, gli sguardi non si incrociano neppure. Serve tempo, forza. Ci sarà poi anche una pausa con accenni di sorriso. È il terzo giorno, quello della stanchezza che affiora, dopo l’impeto delle prime 48 ore. Ma anche della consapevolezza del dramma. Si cerca di accelerare. Domani è previsto maltempo. Allerta arancione, arriva altra pioggia, che preoccupa anche i commercianti che si sono salvati dall’ondata: decisivo lo spessore del marciapiede.
Lo scenario dall’alto di uno degli hotel presi d’assalto tra primavera ed estate che regala lo skyline di Casamicciola, è raggelante. Sulla destra c’è l’Epomeo, con la sua forza, ora silenziosa. Poi la vegetazione, rigogliosa, bellissima. Sullo sfondo c’è il mare, che ha recuperato il suo colore, anche se ci sono accumuli di fango sul lungomare. E in fondo ci sono le pale meccaniche che non scardinano il fango che tiene in ostaggio i bus.
di Nicola Sellitti
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