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Italicus, la strage più trascurata

L’attentato al treno Roma-Brennero chiamato “Italicus”, avvenuto nella notte tra il 3 e il 4 agosto di 50 anni fa, è la strage più oscura

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Italicus, la strage più trascurata

L’attentato al treno Roma-Brennero chiamato “Italicus”, avvenuto nella notte tra il 3 e il 4 agosto di 50 anni fa, è la strage più oscura

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Italicus, la strage più trascurata

L’attentato al treno Roma-Brennero chiamato “Italicus”, avvenuto nella notte tra il 3 e il 4 agosto di 50 anni fa, è la strage più oscura

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L’attentato al treno Roma-Brennero chiamato “Italicus”, avvenuto nella notte tra il 3 e il 4 agosto di 50 anni fa, è la strage più oscura

L’attentato al treno Roma-Brennero chiamato “Italicus”, avvenuto nella notte tra il 3 e il 4 agosto di 50 anni fa, è la strage più oscura tra quelle che funestarono i cosiddetti ‘Anni di piombo e di tritolo’. È l’unica per la quale in sede giudiziaria non è stato individuato alcun colpevole (a torto o a ragione), sebbene sul piano storico si possa dare per certo che fu di matrice fascista, contro lo Stato democratico – che aveva sciolto Ordine nuovo verso la fine del 1973, aveva messo sotto processo Avanguardia nazionale e stava facendo pulizia all’interno dei propri apparati – e si pose nel solco della strage di Brescia del 28 maggio 1974. Eppure, nonostante gli esiti giudiziari siano finora più insoddisfacenti che mai, il tragico episodio dell’“Italicus” è trascurato in confronto agli altri analoghi.

Inizialmente non era così. Ai funerali delle vittime parteciparono una nutrita folla e le massime cariche istituzionali e politiche, ovvero il Presidente della Repubblica Giovanni Leone, il presidente del Consiglio Mariano Rumor e il segretario della Dc Amintore Fanfani, ingenerosamente fischiati dalla piazza. Nell’ora del dolore non si tenne conto che Leone e Fanfani erano personaggi di sicura fede democratica e altrettanto Rumor, che era per giunta il capo del governo che aveva reagito contro l’eversione di destra. Il mantenimento della fermezza antifascista, anche dopo la doppia vendetta consumata dai ‘neri’ a Brescia e sul treno “Italicus”, fu invero una delle ragioni per cui gli stragisti desistettero da ulteriori massacri.

Negli anni seguenti l’attenzione collettiva verso la vicenda dell’“Italicus” diminuì. In occasione delle ricorrenze periodiche le commemorazioni divennero più modeste, la stampa se n’è occupata sempre meno, la magistratura si fermò alle assoluzioni del 1987 in Cassazione. Non solo: gli studi storici scarseggiano, non esistono associazioni di familiari delle vittime. Quest’ultimo fattore è stato rimarcato da Franco Sirotti, fratello del ferroviere Silver che perì nel generoso tentativo di prestare soccorso ad altri. Sirotti coglie nel segno, anche perché in altri casi la nascita di associazioni di familiari ha attratto la politica che, intervenendo, ha reso importanti le loro istanze. A Bologna, ad esempio, la parte politica che solitamente vince le elezioni locali – e dunque predomina nella vita cittadina – ha stabilito un legame strettissimo con l’associazione dei familiari delle vittime del 2 agosto 1980 nonché con una delle associazioni delle vittime del disastro aereo di Ustica.

Al momento non ci sono le premesse per fare progressi giudiziari, purtroppo. Semmai vanno evitate due suggestioni. Una è la tesi di Maria Fida Moro secondo cui il vero bersaglio sarebbe stato suo padre: Aldo Moro non segnalò mai nulla del genere agli inquirenti, non era sul treno semplicemente perché non era ancora in vacanza, la bomba fu collocata durante la sosta a Firenze sicché gli attentatori sapevano che lui non era bordo. E, per eliminare un singolo, non si scelgono metodi che hanno probabilità di successo minime. La seconda è l’ipotesi di un nesso tra la strage dell’estate 1974 e quella del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, che spunta nelle motivazioni della sentenza di primo grado del cosiddetto “Processo-mandanti”. Si ricordi che l’ipotesi fu già vagliata – e cadde – nel procedimento “Italicus-bis”, in cui furono indagati (tra gli altri) i dirigenti di Avanguardia nazionale Stefano Delle Chiaie e Adriano Tilgher, assolti. 

Le lacune non si colmano con invenzioni e reinvenzioni.

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