Enea, la culla per la vita e l’amore di una mamma
A Milano una mamma ha lasciato il suo neonato in una culla per la vita. Assieme al piccolo Enea, una lettera che in poche parole racconta il coraggio e l’amore di questa donna
| Cronaca
Enea, la culla per la vita e l’amore di una mamma
A Milano una mamma ha lasciato il suo neonato in una culla per la vita. Assieme al piccolo Enea, una lettera che in poche parole racconta il coraggio e l’amore di questa donna
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Enea, la culla per la vita e l’amore di una mamma
A Milano una mamma ha lasciato il suo neonato in una culla per la vita. Assieme al piccolo Enea, una lettera che in poche parole racconta il coraggio e l’amore di questa donna
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A Milano una mamma ha lasciato il suo neonato in una culla per la vita. Assieme al piccolo Enea, una lettera che in poche parole racconta il coraggio e l’amore di questa donna
Enea. Sano. Insieme. Mamma. Queste le poche parole che si leggono nella lettera lasciata insieme al neonato nella culla per la vita della Mangiagalli
Così scrive infatti la mamma:
“Ciao, mi chiamo Enea. Sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile. È super sano e tutti gli esami fatti in ospedale sono ok”
Non servono commenti. In quelle poche righe si percepisce tutto l’amore che una mamma può avere nei confronti di un figlio. Un figlio a cui come estremo gesto di amore si offre la libertà di poter avere una vita migliore. E per farlo la mamma ha ritenuto ci fosse solo una strada. Dargli la possibilità di essere adottato da un’altra famiglia.
Non lo ha abbandonato, né lasciato in un luogo qualsiasi. Si è informata questa mamma. Lo ha fatto nascere in sicurezza in ospedale. Si è assicurata stesse bene.
Gli ha dato un nome, un nome con il quale probabilmente lo avrà chiamato in questi 9 mesi. Un nome che avrà sussurrato alle orecchie del piccolino almeno una volta. E poi lo ha lasciato nel luogo più sicuro.
La culla per la vita. Un posto che garantisce l’anonimato della mamma che vuole lasciare il bambino ed è dotata di una serie di dispositivi (riscaldamento, chiusura in sicurezza della botola, presidio di controllo h 24 e rete con il servizio di soccorso medico) che permettono un facile utilizzo e un pronto intervento per la salvaguardia del bambino.
Per arrivare a questa decisione possiamo solo immaginare i dubbi, le domande, le paure, le ansie di questa mamma.
Non ci interessano le motivazioni. Non ne abbiamo bisogno per comprendere lo strazio e l’amore che hanno portato a questo gesto. Quelle parole spiegano già tutto.
Possiamo solo sperare questa mamma non sia sola. Abbia qualcuno che la aiuti e la supporti.
Queste le condivisibili parole di Fabio Mosca, direttore della Neonatologia e della Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico di Milano: “Occasioni simili sottolineano come il sistema della Culla per la Vita sia fondamentale perché ci permette di accogliere il bimbo e di aiutare la mamma nella sua drammatica scelta, in tutta sicurezza. Vivo però questo evento anche come una sconfitta a livello sociale, perché in qualche modo non siamo stati in grado di intercettare una madre in grande difficoltà. Madre che, qualora ci ripensasse, siamo pronti ad accogliere e ad assistere“. Una solitudine che possiamo sentire e percepire da qualsiasi angolo guardiamo questa storia. E che non può non farci riflettere.
Con la speranza che Enea abbia il futuro che desiderava per lui la sua mamma. “Volevo essere sicura che fosse tutto ok, e stare insieme il più possibile”. Una mamma.
Di Federica Marotti
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