Esiste quello che la giustizia sancisce ed esiste quello che resta nella memoria delle persone. Daniela Poggiali, ex infermiera accusata di aver causato intenzionalmente la morte di due anziani pazienti nel 2014 all’ospedale di Lugo di Ravenna, è stata assolta dalla Corte d’Assise d’Appello di Bologna perché il fatto non sussiste.
Dopo una condanna all’ergastolo, per uno dei due casi, una assoluzione in appello annullata poi dalla Cassazione e una condanna a trent’anni in primo grado per la seconda delle morti considerate ‘sospette’, ora è stata assolta. Ne è stata disposta l’immediata scarcerazione, e lei oggi si dice «felice», naturalmente.
Salvo che la Procura ricorra in Cassazione, la vicenda è chiusa. Resterà scolpita negli occhi di tutti l’immagine della Poggiali, in corsia, che sorride con i pollici alzati accanto al cadavere di una donna appena morta. Un’immagine raccapricciante.
Che racconta qualcosa che va oltre il fatto che questa donna non abbia commesso alcun delitto. Lei dice che vorrebbe «tornare a fare l’infermiera» ma ci chiediamo chi possa dimenticarsi di quell’immagine. Per la quale era stato avviato un procedimento per vilipendio di cadavere, poi archiviato visto che non erano stati ravvisati illeciti.
Nulla di penalmente rilevante, neanche in quel caso. Ben altro è però il rispetto che chiunque, soprattutto chi lavora in un ospedale, deve ai malati e ai morti. E se per questo non esiste tribunale competente, esiste almeno la possibilità di non dimenticarla mai, quella foto.
di Gaia Bottoni
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