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Inchiesta dati rubati

Inchiesta sui dati rubati, violata un’e-mail di Mattarella; report su Ignazio La Russa e il figlio. Un arrestato: “Ho 800mila dati riservati in un hard disk”. Chi sono gli “spiati”

Per gli indagati la grave accusa di concorso negli accessi abusivi della presunta organizzazione composta da hacker, consulenti informatici e appartenenti alle forze dell’ordine

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Inchiesta sui dati rubati, violata un’e-mail di Mattarella; report su Ignazio La Russa e il figlio. Un arrestato: “Ho 800mila dati riservati in un hard disk”. Chi sono gli “spiati”

Per gli indagati la grave accusa di concorso negli accessi abusivi della presunta organizzazione composta da hacker, consulenti informatici e appartenenti alle forze dell’ordine

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Inchiesta sui dati rubati, violata un’e-mail di Mattarella; report su Ignazio La Russa e il figlio. Un arrestato: “Ho 800mila dati riservati in un hard disk”. Chi sono gli “spiati”

Per gli indagati la grave accusa di concorso negli accessi abusivi della presunta organizzazione composta da hacker, consulenti informatici e appartenenti alle forze dell’ordine

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Per gli indagati la grave accusa di concorso negli accessi abusivi della presunta organizzazione composta da hacker, consulenti informatici e appartenenti alle forze dell’ordine

Sarebbero migliaia le informazioni – private – prelevate dalle banche dati strategiche nazionali. Una vera e propria raccolta abusiva di informazioni saccheggiate da banche dati di rilevanza strategica pubblica: questo quanto rivelano le indagini della Dda di Milano e della Dna che venerdì ha portato a 6 misure cautelari (tra cui gli arresti domiciliari per l’ex “super poliziotto” Carmine Gallo).

Secondo le prime ricostruzioni, sullo sfondo guerre economiche o vicissitudini ereditarie in cui diverse persone – che ritenevano di essere bersagli di iniziative scorrette – si sarebbero successivamente rivolte agli investigatori di Gallo per acquisire notizie sui rivali.

Per gli indagati la grave accusa di concorso negli accessi abusivi della presunta organizzazione composta da hacker, consulenti informatici e appartenenti alle forze dell’ordine. Con al centro – sembrerebbe – intercettazioni abusive.

Tra gli indagati figurano anche l’imprenditore Leonardo Maria Del Vecchio (figlio di Leonardo, il fondatore di Luxottica) e il finanziere Matteo Arpe. Inoltre, nell’inchiesta sono coinvolti ex dipendenti di un’altra società di investigazione: la Skp di Milano.

Del Vecchio avrebbe inoltre chiesto – e ottenuto – informazioni sui fratelli per motivi di eredità, sull’ex fidanzata (la modella e attrice Jessica Michel Serfaty) e il suo braccio destro Marco Talarico.

Oltre Matteo Arpe, è indagato anche il fratello Fabio: l’accusa è di accesso abusivo alla filiale di Alessandria di banco Bpm.

Altri indagati: l’amministratore delegato di Banca Profilo Fabio Candeli e Fulvio Pravadelli, ex di Publitalia e direttore generale della Veneranda Fabbrica del Duomo, che avrebbe fatto “spiare” il cantante Alex Britti per via della separazione da sua figlia.

Per quanto riguarda i committenti: a diversi studi legali e professionali si aggiungono anche il gruppo Erg – indagati quattro suoi manager – e la Barilla (indagato il responsabile della sicurezza)

Tale indagine permette di “unire qualche puntino e comprendere meglio questo gigantesco mercato delle informazioni riservate” con “dimensione imprenditoriale” nell’acquisizione delle informazioni riservate. Lo dichiara – nella conferenza stampa – il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo che definisce la vicenda “allarmante”. A finire tra gli indagati sono coloro che sapevano dell’attività illegale alla base di tale traffico “allarmante e di dimensioni imprenditoriali”, come spiega Melillo. Tutto ciò, con l’esfiltrazione, in un paio di anni, di migliaia di dati che poi finivano in report spesso “mimetizzati” in modo da apparire leciti.

“Il fronte di maggior rilevanza sembra essere il mondo dell’economia e dell’imprenditoria. Al momento non vi sono emergenze di rilievo che portano al mondo della politica” spiega il procuratore di Milano Marcello Viola.

Violata un’e-mail di Sergio Mattarella

Secondo diverse fonti, sarebbe stata violata un’e-mail del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In un’intercettazione – dell’ottobre 2022 – Nunzio Calamucci (informatico rrestato, sembrerebbe essere uno dei presunti capi dell’associazione per delinquere che avrebbe creato report con dati riservati) lascia intendere a Gallo “di aver intercettato o essere riuscito a utilizzare abusivamente” se non “a clonare” un “indirizzo e-mail assegnato” a Mattarella.

“Ho sentito un amico, mi ha detto: ‘Mi raccomando, stampatela da una stampante non riconducibile’. Gli faccio: ‘Sì, guarda che noi l’abbiamo spedita a venti persone, più tre mail, una mail intestata a Mattarella con nome e cognome, che se vanno a vedere l’account è intestato al presidente della Repubblica e non vorrei che gli rompano le scatole. Lo vedono che è diverso!”.

Come “accedere” al Viminale

In una conversazione intercettata nell’ottobre 2022 “Calamucci chiarisce che l’accesso al Centro dati del Ministero dell’Interno avviene” in due modi:

  1. mediante un Rat che la loro organizzazione ha inserito nei relativi server» (Rat è un virus informatico che da remoto prende il controllo dei server come se fosse l’amministratore del sistema)
  2. tramite infiltrati di fiducia dentro il gruppo di lavoro che cura la manutenzione dell’informatica ministeriale.

Lo Sdi — spiega Calamucci a Gallo in un’intercettazione — viene progettato dai ragazzi di Bologna e dai ragazzi di Colchester che sono i miei… ed è detenuto nei server fisici di Torino che poi sono in Rat… Quindi il Ministero dell’Interno ha questa struttura e noi abbiamo fortuna…”, il che “ancora per poco per noi è un vantaggio enorme… Abbiamo 4 anni e mezzo di vantaggio su tutti perché i miei hanno la manutenzione… Nel frattempo, scarichiamo più dati possibile…”.

Un report su Ignazio La Russa e il figlio

Anche il presidente del Senato Ignazio La Russa è finito nella rete degli hacker della Equalize, l’agenzia di investigazioni di Enrico Pazzali che ha redatto migliaia di dossier abusivi. È il 19 maggio 2023: Pazzali si trova nell’ufficio della società in via Pattari. “Fammene un’altra nel frattempo, Ignazio La Russa! Del 53! No, ha 75 anni lui, ha.. vai giù.. 18 luglio.. esatto”, dice Pazzali ad Abbadessa (uno degli informatici ora indagati) cercando la giusta data di nascita per evitare omonimie.

Poi, il report anche sul primogenito del presidente del Senato La Russa, Geronimo, avvocato e presidente dell’Automobile club Milano. “E metti anche un altro se c’è.. come si chiama l’altro figlio? Geronimo.. come si chiama Geronimo.. Lui è del ‘80.. vediamo..”. Abbadessa cerca le informazioni insieme a Pazzali. “Fammi vedere un po’.. allora c’abbiamo Ignazio La Russa, che continua a venire.. esce arancione”. Il colore indica la situazione dei pregressi giudiziari del soggetto di cui si richiedono le informazioni nello Sdi, la banca dati interforze del Ministero dell’Interno a cui il gruppo di hacker aveva accesso illegalmente.

Un “gigantesco mercato di informazioni personali”

Il quadro che ne esce è sconfortante: un “gigantesco mercato di informazioni personali” e riservate acquisite il modo illecito da banche dati strategiche per l’Italia carpite da ex appartenenti – o appartenenti ancora oggi – a polizia e Gdf, tecnici informatici e hacker per essere successivamente rivendute a clienti del mondo dell’imprenditoria. Non solo per fini “aziendali” ma anche familiari.

L’indagine della Dda di Milano e della Dna ha portato agli arresti domiciliari l’ex “super poliziotto” Carmine Gallo, amministratore delegato della Equalize, società di investigazione privata del presidente di Fondazione Fiera Enrico Pazzali (ora indagato), Nunzio Calamucci, Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli, titolari o soci di aziende collegate e specializzate nella sicurezza e nell’informatica. Inoltre, è stato deciso un provvedimento interdittivo della sospensione dal servizio per un finanziere e un agente di polizia; poste sotto sequestro le società Equalize, Mercury Advisor srls e Develope and Go srls.

Le accuse

Le accuse a vario titolo sono: associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico, corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio e intercettazione abusiva e favoreggiamento.

Informazioni rubate

Moltissime informazioni sarebbero state “rubate” anche ad alcuni giornalisti. Pazzali avrebbe chiesto tanti report e utilizzava tali fonti nei suoi rapporti personali con diverse persone ignare, come ad esempio Daniela Santanchè (che è estranea alla vicenda).

Chi sono gli “spiati”

Nomi noti tra gli “spiati”, tra cui: Letizia Moratti (politica), Giovanni Gorno Tempini (presidente di Cassa Depositi e Prestiti e già presidente di Fiera Milano), Guido Rivolta (giornalista), Giuliana Paoletti (manager di relazioni pubbliche), Gianni Dragoni (caporedattore del “Sole 24 ore”), Giovanni Pons (giornalista di “Repubblica”), Simona Gelpi (di Autogrill), Paolo Scaroni (ex amministratore delegato di Eni e presidente del Milan) e Massimo Ponzellini (banchiere).

Calamucci (arrestato): “Ho 800mila dati riservati in un hard disk”

Nunzio Samuele Calamucci avrebbe avuto “a disposizione” un “hard disk contenente 800mila Sdi” (informazioni acquisite dalla banca dati delle forze dell’ordine). “800mila Sdi c’ho di là”, diceva in un’intercettazione parlando lo scorso gennaio con l’ex poliziotto Carmine Gallo.

In un’altra conversazione del novembre 2023, Calamucci avrebbe avuto la preoccupazione di “mettere da parte” (quindi di trasferire i dati) di “sei, sette milioni di chiavette che c’ho io”. Aveva una “mole di dati da gestire – scrivono i pm – enorme, pari almeno a 15 terabyte”. Lo si legge negli atti dell’inchiesta della Dda di Milano.

Gallo: “Per Pazzali sono stati fatti migliaia di report

“Se ti faccio vedere i report di Enrico (…) ne ho fatti a migliaia ho fatto di report a Enrico”. Queste le parole di Carmine Gallo mentre faceva riferimento a Enrico Pazzali. I pm hanno chiesto per Pazzali una misura cautelare ma il gip scrive che “non è necessaria” e “completamente ininfluente ai fini della prosecuzione o meno dell’attività criminosa”, sarebbe “unicamente” “un’anticipazione del giudizio di merito e dell’eventuale condanna”.

Tale intercettazione ambientale risale all’ottobre 2022. Come si legge nell’ordinanza, è il momento in cui “il gruppo è per la prima volta messo in condizione, grazie all’abilità informatica di Calamucci (uno degli arrestati, ndr), di accedere direttamente alle banche dati protette, in particolare lo Sdi, mediante attività di hacking e senza più la necessità di accessi effettuati ‘su richiesta’” da “appartenenti alle Forze dell’ordine”. Negli uffici della Equalize Gallo e Calamucci parlano della “opportunità di continuare” a fornire a Pazzali “gratuitamente ‘report’ nella sua qualità di presidente” della società. Calamucci dice: “report gratis non ne escono più a nessuno”. Gallo: “neanche per il Presidente”. Poi, l’ex poliziotto “commenta” la “quantità di report che ha dovuto realizzare per soddisfare le esigenze personali di Pazzali”.

Per quanto riguarda Pazzali – scrive il gip – “risulta dall’indagine che egli si limita, di fatto, a rivestire una posizione sostanzialmente di rappresentanza nella Equalize, rimettendo però interamente a Gallo, Calamucci, Camponovo e Cornelli la concreta operatività”, finendo per “dipendere” da loro, “anche per poter fruire, egli per primo, dei servizi della società, e ottenere informazioni su persone di suo interesse”. Anzi, era “in atto una vera e propria strategia concordata dai quattro indagati principali per estrometterlo”.

di Filippo Messina

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