Nina, la cagnolina riconsegnata nelle mani dei suoi stessi carnefici
Tre cani maltrattati, denutriti, legati a catena. Inizia così la storia incredibile di Nina, riconsegnata nelle mani dei suoi stessi carnefici

Nina, la cagnolina riconsegnata nelle mani dei suoi stessi carnefici
Tre cani maltrattati, denutriti, legati a catena. Inizia così la storia incredibile di Nina, riconsegnata nelle mani dei suoi stessi carnefici
Nina, la cagnolina riconsegnata nelle mani dei suoi stessi carnefici
Tre cani maltrattati, denutriti, legati a catena. Inizia così la storia incredibile di Nina, riconsegnata nelle mani dei suoi stessi carnefici
Tre cani maltrattati, denutriti, legati a catena. Inizia così la storia incredibile di Nina e della sua famiglia. Inizia con il sequestro di tre animali maltrattati dalla loro “famiglia”, tenuti a catena e sprovvisti di chip. Siamo a Gorizia, è il 2024 e gli animali vengono sequestrati. La relazione del veterinario parla di “gravi maltrattamenti”.
Uno dei tre, nonostante le cure, muore dopo pochi mesi. Lei, Nina, viene affidata a una famiglia che la fa rinascere. Da uno scheletro terrorizzato da tutto, diventa la cagnolina che vedete nella seconda foto. Il sindaco emette per la famiglia che teneva i tre cani il divieto di detenere animali per due anni.
Eppure, il 31 luglio di quest’anno, un giudice ha deciso che Nina dovesse essere ridata alla famiglia che l’aveva pesantemente maltrattata. Nonostante fosse priva di chip, quindi neanche regolarmente detenuta. Nonostante l’entrata in vigore della legge Brambilla. Nonostante le denunce e le relazioni dei veterinari. Nonostante le prove del maltrattamento.
La famiglia che aveva accolto Nina, restituendole vita e dignità, è disperata. Ha lanciato una petizione, affiancata da alcune associazioni.
“Eri felice e scodinzolavi per il semplice fatto di svegliarti e di essere al mondo e ci hai contagiati anche nelle giornate difficili che abbiamo dovuto affrontare per provare a proteggerti, forse anche sbagliando, ma sempre agendo in buona fede, per il tuo bene” scrive Sara, che insieme al compagno aveva accolto Nina. “31.07.2025 una legge ha dato esecuzione alle disposizioni del PM e del Gip di Gorizia e ti abbiamo dovuta restituire a quelle orribili persone che ti avevano ridotta in fin di vita. Alle stesse persone che hanno fatto morire la tua sorellina Penny, riducendola un cadavere. Perché? Ci sentiamo vuoti, colpevoli di non essere stati in grado di donare un futuro felice a te, creatura dolce e sensibile, timida e paurosa, priva di cattiveria o colpe. Pensare di averti dovuto riconsegnare a queste persone a causa di una “giustizia” che ci hanno imposto e che invece avrebbe dovuto tutelarti ci distrugge. Distrutti dal pensiero che tu possa credere che ti abbiamo voluta abbandonare. Sei la nostra Sorella Cane, un pezzo di noi, ti pensiamo ogni minuto della giornata e ci auguriamo che la legge ci possa nuovamente riunire per sempre”.
Una vicenda incomprensibile, una storia senza senso, una storia che deve essere raccontata perché non finisca nel silenzio. Perché Nina merita giustizia. Una giustizia vera. Merita di tornare con gli unici che le hanno dato amore. E ci chiediamo, com’è possibile che un cane sequestrato per maltrattamenti venga restituito a chi l’ha maltrattato? Com’è possibile una tale ingiustizia?
Di Annalisa Grandi
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche

Strage di Bologna: dopo 45 anni la verità è più chiara

Eleonora Boi ironizza dopo essere stata morsa da uno squalo a Porto Rico

Fine vita, l’appello di Martina Oppelli prima di morire in Svizzera: “Fate una legge che abbia senso” – IL VIDEO
