«Basta ca ce sta ‘o sole». La canzone napoletana sul sole ha costruito successi indimenticabili. Oggi, però, al centro del dibattito – napoletano, italiano e soprattutto televisivo – c’è “Un posto al sole”, la soap di RaiTre in onda alle 20.45 da un quarto di secolo e con buoni ascolti.
A innescare le preoccupazioni è l’ipotesi d’uno spostamento orario della sua messa in onda, anticipata nella fascia delle 18.30 per far spazio in access a un striscia quotidiana condotta da Lucia Annunziata. Una questione televisiva e di scelta editoriale che sta tenendo banco da giorni e che un deputato del Movimento 5 Stelle, Luigi Iovino, ha fatto arrivare nientedimeno che al presidente del Consiglio Mario Draghi.
Con una sua interrogazione parlamentare chiede infatti di salvare “Un posto al sole”, spiegando che si tratta di «un appuntamento di riferimento per tantissime famiglie italiane e siccome la Rai non è un’azienda privata, non può non tener conto del gradimento di tantissimi spettatori né si può rischiare di minare una produzione che da oltre un quarto di secolo rappresenta uno zoccolo duro nel palinsesto di RaiTre per sostituirla con un talk il cui gradimento non è affatto scontato». Non sappiamo se Mario Draghi l’abbia mai vista, ma il punto è un altro.
La scelta di palinsesto riguarda soltanto la Rai che dovrebbe decidere, in questo caso, se fare di RaiTre un canale che punta tutto (o quasi) sull’informazione oppure no, tenendo conto di costi, rischi e benefici per un eventuale cambio.
Simmo in televisione, paisá!
di Aldo Smilzo
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