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Sharon potevamo essere noi

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La confessione del 31enne che ha ucciso Sharon Verzeni mette i brividi e aggiunge orrore a un delitto già di per sé difficile anche da raccontare

Sharon potevamo essere noi

La confessione del 31enne che ha ucciso Sharon Verzeni mette i brividi e aggiunge orrore a un delitto già di per sé difficile anche da raccontare

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Sharon potevamo essere noi

La confessione del 31enne che ha ucciso Sharon Verzeni mette i brividi e aggiunge orrore a un delitto già di per sé difficile anche da raccontare

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La confessione del 31enne che ha ucciso Sharon Verzeni mette i brividi e aggiunge orrore a un delitto già di per sé difficile anche da raccontare. Lui che racconta di aver visto una ragazza che camminava sotto le stelle ascoltando la musica, che dice di aver sentito un “feeling”. Che continua ad accoltellarla mentre lei gli domanda “perché”. E poi i maltrattamenti alla madre e alla sorella. La casa occupata. La sagoma di cartone quasi a voler preparare quel delitto. Sharon potevamo essere noi. Poteva essere chiunque.

E c’è da capire come, sia possibile che nessuno avesse colto i segnali di quello che giustamente i genitori di Sharon non vogliono si definisca “raptus”. Perché c’erano. Perché Moussa Sangare aveva già manifestato i segni di quella violenza che sarebbe poi esplosa, senza alcuna ragione e contro una persona che neanche conosceva. Eppure Terno d’Isola non è una metropoli. Eppure qualcuno forse qualcosa, per evitare questa tragedia poteva essere fatto. Oggi, poco cambia. Nulla ridarà la vita a Sharon. Ma questo è purtroppo l’ennesimo caso che ci porta a interrogarci su come ancora spesso si sottovalutino segnali che invece andrebbero colti. Su come certe vite al limite vengano lasciate nell’ombra. Dove la rabbia, il disagio, la violenza, non possono altro che crescere. 

di Annalisa Grandi

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