Sicilia: la Regione acquista i treni Blues, ma le rotaie non li reggono
Non è una novità: spostarsi su rotaie in Sicilia è da sempre sinonimo di viaggio della speranza. Il paradosso ferroviario siciliano: milioni spesi e linee interdette. E il conto lo pagano i viaggiatori
Non è una novità: spostarsi su rotaie nell’isola più grande del Mediterraneo, in Sicilia, è da sempre sinonimo di viaggio della speranza. Basti pensare che, su 1370 km complessivi di rete ferroviaria, 1143 km sono a binario unico (dove i treni devono alternarsi), mentre 578 km non sono nemmeno elettrificati. Dunque, il problema è soprattutto infrastrutturale: binari obsoleti, tracciati tortuosi e una gestione inefficiente nel tempo hanno contribuito a rendere gli spostamenti lenti e difficoltosi. Negli ultimi mesi diverse tratte sono state interessate da interruzioni e disagi, soprattutto nel sud-est dell’isola.
Tra queste c’è anche la linea Siracusa Centrale – Caltanissetta, rimasta interdetta dal 28 luglio al 13 dicembre. Il motivo? Non una frana, nemmeno una calamità naturale, bensì un’anomala usura dei binari da imputare al transito dei nuovi treni acquistati dalla Regione. Dalle verifiche è emerso che i convogli consumavano in maniera irregolare sia i bordini delle ruote – la parte che mantiene il treno in sede – sia le rotaie stesse, mettendo a rischio l’incolumità dei passeggeri. In sostanza, l’infrastruttura si è dimostrata inadatta al passaggio dei nuovi treni.
Al loro posto sono state attivate delle navette: 170 km di strade spesso scoscese, sette fermate e un cambio all’aeroporto di Catania. Così, tra coincidenze dall’esito incerto e un tragitto a singhiozzi i tempi si dilatano dando luogo, appunto, all’ennesimo viaggio della speranza. Ma non si è trattato di un caso isolato. Lo stesso destino è toccato alla linea Caltagirone – Catania. Il colpevole? La negligenza amministrativa.
La pistola fumante sono i convogli “Blues”. Treni ibridi di ultima generazione progettati da Hitachi Rail Italy e realizzati per il 95% con materiali di riciclo. Sono veicoli che possono viaggiare sia con motore diesel sulle linee non elettrificate, sia con pantografo su quelle elettrificate. Un acquisto effettuato dalla Regione per conto di FSI (Ferrovie dello Stato Italiane) che negli ultimi anni ha rinnovato gran parte delle flotte regionali con questi mezzi. Confortevoli e capienti, raggiungono una velocità di 160 km/h e possono trasportare fino a 300 passeggeri. La giunta ha quindi pensato di sfruttare la tecnologia ibrida proprio per colmare il gap ferroviario delle zone meno servite, come il Trapanese e il sud-est della Regione, senza mettere pienamente a fuoco gli ostacoli infrastrutturali.
Questi treni si sono rivelati incompatibili con una parte non trascurabile della rete ferroviaria siciliana. I Blues, che montano carrelli progettati per linee più ampie e rettilinee, tollerano poco i tracciati datati che si diramano nella Sicilia orientale. A pesare è soprattutto la massa dei convogli: quasi 20 tonnellate che premono su un’infrastruttura che, in diverse tratte, è progettata per reggerne al massimo 16 per asse. A questo si aggiunge un passo dei carrelli troppo lungo, che in curva provoca uno sfregamento anomalo delle ruote. Oltre il danno, la beffa: 250 milioni di euro spesi per lavori di ammodernamento, circa 300 milioni per l’acquisto dei nuovi treni, mentre le vecchie motrici Minuetto e ALn, che garantivano il servizio, sono ormai state dismesse.
di Angelo Annese
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