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Tragedia del Natisone, voyeurismo da social e nodo soccorsi

“Tutti hanno fatto foto e video e nessuno li ha salvati”. Parla e chiede risposte la mamma di Patrizia Cormos, giovane che ha chiamato quattro volte i soccorsi prima della tragedia

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Tragedia del Natisone, voyeurismo da social e nodo soccorsi

“Tutti hanno fatto foto e video e nessuno li ha salvati”. Parla e chiede risposte la mamma di Patrizia Cormos, giovane che ha chiamato quattro volte i soccorsi prima della tragedia

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Tragedia del Natisone, voyeurismo da social e nodo soccorsi

“Tutti hanno fatto foto e video e nessuno li ha salvati”. Parla e chiede risposte la mamma di Patrizia Cormos, giovane che ha chiamato quattro volte i soccorsi prima della tragedia

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“Tutti hanno fatto foto e video e nessuno li ha salvati”. Parla e chiede risposte la mamma di Patrizia Cormos, giovane che ha chiamato quattro volte i soccorsi prima della tragedia

«Ciò che più mi addolora è che tutti hanno fatto foto e video e nessuno li ha salvati. Nessuno. Potevano forse salvarli. Non era importante fare i video». Voyeurismo da social e nodo soccorsi. Parla e chiede risposte la mamma di Patrizia Cormos, 20 anni come Bianca Doros e Cristian Casiar Molnar di 25, i tre giovani travolti e uccisi dalla piena del Natisone, dopo un abbraccio filmato e postato sui social che ha commosso l’Italia. L’invettiva della madre arriva dopo la relazione sui soccorsi chiesta dal ministro della Protezione Civile Nello Musumeci e in contemporanea all’apertura dell’inchiesta della Procura di Udine contro ignoti per omicidio colposo. Al vaglio, eventuali condotte omissive nella catena di soccorsi a Premariacco. Il procuratore della Repubblica Massimo Lia vuole accertare se l’intervento è stato tempestivo. Sono diversi in effetti i testimoni che tra venerdì e sabato hanno parlato con il sindaco di Premariacco Michele de Sabato e che hanno visto l’intera scena.

Elicottero utilizzato per i soccorsi, cartellonistica sul divieto di balneazione, tempistiche tra la prima delle 4 chiamate di Patrizia Cormos al 112 e l’arrivo effettivo dei soccorsi. Sono tanti purtroppo i nodi da sciogliere sulla tragedia di venerdì 31 maggio, quando Cristian Molnar, Bianca Doros e Patrizia Cormos vengono travolti dalla piena del Natisone. Prima, decine di file audio e video, post, like e commenti che la Procura dovrà analizzare, come i tabulati telefonici e i documenti sull’attività di volo dell’elisoccorso, spostamenti e tempistiche di Vigili del fuoco, Protezione civile, Carabinieri. Ventinove minuti di terrore e speranza per i tre giovani su cui ora la madre di Patrizia chiede sia fatta luce. “Patrizia ha fatto quattro telefonate al numero unico di emergenza 112 – rivela il procuratore Massimo Lia -, l’ultima delle quali senza risposta. La prima chiamata è delle 13.29, le altre nei minuti immediatamente successivi». Nelle telefonate Patrizia fornisce nome e indirizzo, chiedendo agli operatori di aiutarli e avvisare sua madre.

La richiesta viene girata come “soccorso tecnico urgente” ai vigili del fuoco che arrivano in pochi minuti sul posto e fanno decollare dall’aeroporto Marco Polo di Venezia il loro elicottero. In mezzo, il tentativo disperato ma fallito di Cristian di raggiungere la riva, quello di un coraggioso vigile del fuoco a nuoto, poi una fune lanciata al terzetto senza successo. Basta. Alle 13.58 la piena del Natisone porta via i ragazzi e quell’abbraccio disperato. Cristian, Patrizia e Bianca si dividono per sempre, trasportati via dalla corrente. Quando finalmente arriva sul posto l’elisoccorso con operatori sanitari e tecnici, alle 14, ormai è troppo tardi.

di Diego La Matina

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