Una morte con tanti colpevoli
| Cronaca
Dopo aver letto le notizie sull’omicidio del quattordicenne a Roma si è presi dallo sconforto. Come commentare una follia simile?
Una morte con tanti colpevoli
Dopo aver letto le notizie sull’omicidio del quattordicenne a Roma si è presi dallo sconforto. Come commentare una follia simile?
| Cronaca
Una morte con tanti colpevoli
Dopo aver letto le notizie sull’omicidio del quattordicenne a Roma si è presi dallo sconforto. Come commentare una follia simile?
| Cronaca
Ma si può morire così?! È talmente banale e sconfortante da scrivere, dopo aver letto le notizie sull’omicidio del quattordicenne a Roma, che potremmo anche chiuderla qui.
Come commentare una follia del genere? Come pensare di mettere in fila due o tre concetti che abbiano uno straccio di senso, nell’occuparsi dell’adolescente freddato nella tarda serata di venerdì in un parcheggio della periferia di Roma. Come nel più squallido dei film di serie B sui regolamenti di conti fra gang rivali da strapazzo.
Eppure è successo, nella nostra capitale, in una serata come mille altre. Forse perché un paio di gruppi di criminali imbecilli – violenti e sconsiderati – hanno deciso di cominciare a litigare per uno sguardo di troppo, un mezzo commento. Vallo a sapere. Quanto a capirlo è del tutto impossibile.
Una persona molto vicina al ragazzo ucciso non si è neppure vergognato di dire oscenità del tipo: “Noi non ci facciamo mettere i piedi in testa e quindi abbiamo reagito ad alcuni sguardi e alcune offese”, palesemente senza rendersi conto dell’idiozia pronunciata, dell’abisso di follia in cui ci costringe a guardare una frase del genere.
Qualcuno poi ha deciso di farsi ancora più “boss“ degli altri, tirando fuori una pistola e sparando. Forse per intimidire, forse per dare una lezione, probabilmente non per uccidere ma ha ucciso, spezzando la vita di un quattordicenne per nulla. Meno di nulla.
In una di quelle periferie in cui non c’è niente da fare, se non perdere il tempo. La vita, se qualche malvivente sconsiderato decide di far “vedere chi è”.
A Napoli un ragazzo poco più grande di Alexandru Ivan fu ammazzato per una lite insignificante, la sensazione è che possa essere accaduto qualcosa di molto simile, in realtà che sono marce fino al midollo. Perché va detto: un ragazzo di 14 anni – quattordici! – non può avere alcuna responsabilità diretta per l’ambiente in cui si è trovato a crescere, ma chi è intorno a lui sì. Per la miseria se ce l’ha una responsabilità – grave – chi lo ha tenuto in mezzo a gente del genere, pronta a sparare per nulla. Chi lo ha portato “al chiarimento-regolamento di conti” in quel maledetto parcheggio di notte. Chi “non si fa mettere i piedi in testa” e tutti i suoi compari.
di Fulvio Giuliani
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