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Discoteche, nemmeno col Green Pass

Lo sfogo di una DJ: “Manca poco dal premere il grilletto e devastare completamente un intero settore lavorativo”. Noi considerati di Serie B

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Discoteche, nemmeno col Green Pass

Lo sfogo di una DJ: “Manca poco dal premere il grilletto e devastare completamente un intero settore lavorativo”. Noi considerati di Serie B

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Lo sfogo di una DJ: “Manca poco dal premere il grilletto e devastare completamente un intero settore lavorativo”. Noi considerati di Serie B

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Lo sfogo di una DJ: “Manca poco dal premere il grilletto e devastare completamente un intero settore lavorativo”. Noi considerati di Serie B

Anche il nostro ultimo barlume di speranza si è spento dopo la conferenza stampa di Mario Draghi. Il Governo ha detto ancora “no’’ alla riapertura delle discoteche, anche se si è possessori del Green Pass. Bar, ristoranti, piscine, palestre, sagre, fiere, parchi divertimento e altre attività commerciali riapriranno con l’obbligo della carta verde e nel rispetto delle norme anti Covid. Ma i club no, chissà per quanto tempo ancora.  Un settore come un altro –  il primo a venire chiuso e l’ultimo a riaprire – che meriterebbe più risposte. Soprattutto in un momento come questo.  Dj come me, baristi, camerieri, tecnici luci, buttafuori, fotografi, PR e tanti altri; siamo praticamente tagliati fuori dal mondo del lavoro da mesi e mesi, impossibilitati a lavorare.  Questa decisione non fa altro che incentivare il desiderio di ribellione di molti miei coetanei (ho 20 anni) e più giovani che non vogliono vaccinarsi a rifugiarsi in feste private, senza il controllo di qualcuno. Così facendo, però, si sta solo penalizzando ancora di più il settore delle discoteche. Rispetto a tanti miei colleghi DJ, ho ancora la fortuna di mettere dei dischi ogni settimana in una discoteca, ma posso assicurare che il nostro lavoro è cambiato completamente, di punto in bianco. Ero abituata ad avere davanti a me una folla di 3000 persone e più, cantare a squarciagola e ballare fino alle 5 del mattino. È sempre una soddisfazione poter far divertire tutte quelle persone. Ma ad oggi la situazione è diversa. Il pubblico deve ovviamente rimanere seduto al proprio tavolo, senza potersi muovere liberamente. La musica deve rimanere bassa e la selezione non deve essere estremamente ’’commerciale’’, come si usa in gergo, per evitare che alle persone venga voglia di ballare. Una assurdità! Insomma, ad oggi le discoteche sono diventate più un ‘’pub’’ dove si va per chiacchierare. Tante di queste, però, con la crisi economica legata alla pandemia, hanno dovuto chiudere già lo scorso anno. Per sempre. “Il 30% dei locali ha già chiuso e i fatturati sono calati di più dell’80%. Stiamo scomparendo nel silenzio generale.” ha dichiarato Maurizio Pasca, presidente dell’Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento da Ballo e di Spettacolo (SILB). Ammetto che lavorare così è controproducente e delle volte mi demoralizza. Vedere negli occhi delle persone quella voglia di divertirsi e non poterlo fare è straziante. Non c’è dubbio che le discoteche siano il luogo dove si creano più assembramenti rispetto ad altri, ma sono anche quei luoghi, rispetto alle piazze, dove è possibile garantire maggiori misure di sicurezza.  Perché non si torna ad aprire le discoteche? Questo è un problema che a parer mio esiste dagli albori. In Italia il mondo del clubbing e i clubbers non è mai stato visto bene come negli altri Paesi. Basti guardare all’Olanda, ad Ibiza o alla Germania, dove addirittura dal 5 maggio i club sono diventati patrimonio culturale e attrazione turistica fondamentale per l’economia del paese, in grado di portare circa 3 milioni di turisti ogni anno e fatturare oltre 168 milioni di euro. “I club sono cultura” era questo lo slogan della campagna presentato al parlamento tedesco per far dichiarare i club vere istituzioni culturali.  Per citare un copy Instagram di un collega che ha pubblicato un video in cui si è esibito pochi giorni fa in Egitto, nel pieno rispetto delle regole: “Mi hanno rimosso il post precedente perché infrangeva le linee guida della community, che è un modo elegante per dire che la libertà di stampa e di opinione vale finché l’opinione coincide con la loro. Spettacolare.”  
 
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Sono convinta che se venissero applicate delle regolamentazioni appropriate, anche le discoteche potrebbero riprendere le proprie attività in maniera continuativa, senza aver paura di dover chiudere o slittare la riapertura.   di Marta Melarato

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