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Amazon si allea con Goldman Sachs. In bilico il futuro delle banche tradizionali?

Secondo il consulente bancario Dominici: “Le banche devono necessariamente svecchiarsi. Amazon proporrà costi vicino allo zero. Facile intuire cosa e chi preferirà il cliente”
La notizia è passata un po’ in sordina in Italia ma non è sfuggita agli esperti che già intravedono una rivoluzione nemmeno così lontana nel mondo bancario: Amazon introdurrà una linea di credito per i commercianti statunitensi in collaborazione con Goldman Sachs. Per quest’ultima è la prima partnership con un’azienda esterna, sicuramente un rapporto win-win destinato a durare nel tempo e a far cambiare faccia alle banche per come le conosciamo oggi. Di questo ne è convinto il commercialista Christian Dominici, consulente di alcune tra le più importanti banche italiane e non solo: “Un player come Amazon che ha milioni di clienti in tutto il mondo è in grado di cambiare i costi del servizio, portandoli vicini allo zero. E’ chiaro che se abituo i miei clienti a pagare un bonifico 0,10,  questo non sarà più disposto a sborsare 3 euro in una banca tradizionale. Amazon, come altre realtà che possono contare su un’enorme clientela, ipoteticamente può cambiare tanto il settore bancario”. Che le banche, soprattutto quelle italiane, abbiano bisogno di rinnovarsi è un dato di fatto. Tra gli addetti ai lavori ancora riecheggiano le parole di un illustre rappresentante inglese di IBM che nel corso di un convegno, sentenziò così: “Io non posso parlare male delle banche perché sono tutte mie clienti. A loro vendo i  nostri software, però ricordatevi che il mondo sta cambiando e voi, in Italia, siete un po’ dei dinosauri. La vostra ultima notte è già iniziata”. In realtà il problema, se vogliamo, è a volte anche legato a un eccesso di regolamentazione – continua Dominici – Troppe regole possono arrivare persino a paralizzare un settore. Ebbene stiamo attenti che non accada lo stesso per le banche che, già ora, tendono a perdere alcuni servizi ad esempio di investment banking per effetto della cosiddetta disintermediazione. Questo accade non perché non siano interessanti dal punto di vista economico ma perché sono soggetti a diversi controlli della Banca d’Italia. E’ anche così che si fa invecchiare un settore. Di recente il mio studio (e lo dice contro il suo interesse ndr)  ha venduto crediti fiscali energetici per 20 milioni di euro da una grande corporate ad un’altra ancora più grande. Ecco questo sarebbe un tipico prodotto remunerativo per le banche che però fanno fatica a fare perché troppo complicato rispetto alla normativa di compliance e antiusura”.  Com’è giusto che sia le  banche, fornendo servizi alla clientela, sono sotto la lente dei regolatori europei e di tutto il mondo, sempre più attenti negli anni a verificare che l’attività bancaria non possa creare danni a imprese e consumatori, applicando magari tassi usurai. Tutti questi controlli, tuttavia, hanno molto irrigidito il sistema a sfavore dell’economia reale. “La banche – spiega l’esperto – a volte hanno serie difficoltà a verificare i requisiti di compliance dei clienti. Tutto deve essere certificato con grandissima accuratezza;  fanno difficoltà a finanziare perché devono adeguatamente ripartire il rischio su tipologie di clientela molto varie, cercando di limitare al massimo quella con rating basso. Un problema per un’economia come la nostra popolata soprattutto da pmi, quindi con rating non certo alti”.  Le fintech possono essere un’alternativa per chi non riesce ad accedere al credito? “Ad oggi no. Nessuna realtà ha la capacità finanziaria e di erogazione di finanziamenti che la possano porre sullo stesso piano di una banca. Ragion per cui le fintech, al massimo, si sono  focalizzate sui servizi di pagamento come Paypal o Satispay. Chi può davvero fare concorrenza alle banche sono quelle attività che contano un elevato numero di clienti a cui, magari, già vendono già qualcosa.  Come la già citata Amazon, che anche indirettamente può convincere ad aprire un micro conto tramite il quale fornire pagamenti rateizzati. La stessa Meta potrebbe fare lo stesso. Sono aziende che possono facilmente vendere prodotti finanziari accessori a differenza delle banche. Inoltre sono aziende che non intendono guadagnare sul prodotto-banca ma che intendono guadagnare fornendo servizi accessori al loro processo di vendita.”. Le banche stiano all’erta ma soprattutto si facciano trovare pronte. 

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