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Boomers ricchi e risparmiosi

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I tempi dei giovani spendaccioni e anziani in desaving sembra terminato: ora si scoprono con il ‘braccino corto’ o meglio risparmiosi

Boomers ricchi e risparmiosi

I tempi dei giovani spendaccioni e anziani in desaving sembra terminato: ora si scoprono con il ‘braccino corto’ o meglio risparmiosi

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Boomers ricchi e risparmiosi

I tempi dei giovani spendaccioni e anziani in desaving sembra terminato: ora si scoprono con il ‘braccino corto’ o meglio risparmiosi

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In tempi di ‘mondi al contrario’ e di ‘controvento’, si scopre (a sorpresa) che dobbiamo anche cambiare radicalmente i nostri classici punti di riferimento sui paradigmi del risparmio, perché stanno mutando rapidamente.

E così niente più giovani spendaccioni e anziani in desaving (termine chiave per gli studi pensionistici) – come teorizzava il premio Nobel 1985 per l’economia e docente al Mit di Boston Franco Modigliani – che si scoprono con il ‘braccino corto’. O meglio ‘risparmiosi’, per usare una definizione inventata da Giorgio Forattini per il lancio pubblicitario della mitica Fiat Uno, ‘auto dell’anno’ 1984, che l’allora amministratore delegato Vittorio Ghidella riuscì a vendere in nove milioni di esemplari. Da ricordare che l’ingegner Vittorio fu l’artefice di una svolta storica: si prese la responsabilità di licenziare i facinorosi che avevano bloccato la fabbrica con l’ennesimo corteo interno, evento che portò all’occupazione di Mirafiori prima e alla famosa marcia dei 40mila dopo. Ma pochi anni più tardi venne ‘liquidato’ dal suo ‘nemico’ Cesare Romiti con una buonuscita di 80 miliardi di lire e si ritirò a Lugano.

Qualche numero aiuta a capire il problema. Dall’8 settembre 2016 l’iShares ageing population (Ucits Etf), indice delle società di tutto il mondo che forniscono prodotti e servizi rivolti agli anziani (con età superiore ai 60 anni), ha reso il 50,11%. Nello stesso periodo il più ampio indice, l’Msci world (iShares core Msci world Ucits Etf) ha ottenuto una performance del 135,78%. Quasi il triplo. Ma gli economisti e gli esperti di finanza non ci avevano sempre raccontato che investire sugli anziani era un megatrend vincente? Evidentemente no. Altrimenti l’indice più generalista non avrebbe in meno di sei anni stracciato l’investimento tematico. Il più attento al fenomeno è stato l’“Economist” che, in due diverse inchieste lontane fra di loro nel tempo, ha messo in evidenza il nuovo fenomeno, sottolineando anche che stranamente le giovani generazioni si ritrovano affluenti.

I baby boomer (cioè i nati tra il 1946 e il 1964 in seguito al boom delle nascite, da cui il nome) vengono considerati la più fortunata generazione della Storia, e non solo perché la maggior parte di loro non ha combattuto guerre ed è cresciuta in un periodo di forte sviluppo del Paese. Negli studi economici esiste un modello semplice che spiega gli andamenti di spesa durante le varie fasi della vita. Quando si è giovani le uscite superano il reddito perché ci si indebita per pagarsi l’istruzione o comprare la prima casa. Nella mezza età si tende a risparmiare soldi in vista della pensione. In vecchiaia si spende più di quanto si guadagna, godendosi i risparmi di una vita.

Oggi i boomer hanno casa di proprietà, lavoro sicuro, solidità finanziaria e aspettative di una buona pensione. Quindi più quattrini da spendere rispetto ai loro figli millennial. Ma sono invece diventati relativamente avari, forse proprio perché devono foraggiare le nuove generazioni.

di Franco Vergnano

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