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Francesco Casoli

Francesco Casoli (Aidaf): “Un vantaggio di noi Italiani? La fantasia”

Intervista a Francesco Casoli, presidente di Aidaf: associazione che raggruppa le piccole e grandi aziende familiari. Da sole fanno il 16% del Pil italiano.
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Francesco Casoli (Aidaf): “Un vantaggio di noi Italiani? La fantasia”

Intervista a Francesco Casoli, presidente di Aidaf: associazione che raggruppa le piccole e grandi aziende familiari. Da sole fanno il 16% del Pil italiano.
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Francesco Casoli (Aidaf): “Un vantaggio di noi Italiani? La fantasia”

Intervista a Francesco Casoli, presidente di Aidaf: associazione che raggruppa le piccole e grandi aziende familiari. Da sole fanno il 16% del Pil italiano.
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Intervista a Francesco Casoli, presidente di Aidaf: associazione che raggruppa le piccole e grandi aziende familiari. Da sole fanno il 16% del Pil italiano.

Quando a Francesco Casoli – presidente di Aidaf, l’associazione che raggruppa le piccole e grandi aziende familiari che da sole fanno il 16% del Pil italiano – chiediamo lo stato d’animo che aleggia tra le imprese, la sua risposta è laconica: «Una tragedia, una valle di lacrime!». È però sufficiente uno scambio di battute per comprendere che si tratti di una boutade, più che di una reale convinzione.

«La fase è complessa» ammette Casoli, proprietario fra l’altro di Elica spa (leader mondiale nella produzione di cappe d’aspirazione, con ricavi per 541 milioni di euro nel 2021, +19,6%, quotata al segmento Star di Borsa Italiana). «Ne abbiamo però già vissute tante in passato. La crisi del 2008 non è stata meno difficile. Tuttavia c’è grande positività, tanto che nella tre giorni di Aidaf che si è appena conclusa a Napoli abbiamo già discusso degli obiettivi da qui ai prossimi dieci anni». Il suo ruolo, del resto, implica anche il difficile compito di tenere alto il morale degli associati e di motivare quelle persone «che la sera vanno a letto pensando a cosa inventarsi per guadagnare una piccola quota di mercato». Parole sue, degne di un vero coach. «Vede, noi italiani abbiamo un grande vantaggio rispetto agli stranieri: la fantasia. Altrimenti non si spiega come mai il nostro Paese, che pure non ha materie prime né flussi energetici interni, si confermi tra quelli più industrializzati al mondo».

Classe 1961, Francesco (Casoli) – ci tiene a essere chiamato per nome e a sottolineare il fatto di non essersi mai laureato a chi lo abbia per convenzione chiamato “dottore” – si fa portavoce di una fetta importante del Made in Italy, mandando un messaggio chiaro al nuovo governo pronto a insediarsi: «È importante fare pressioni sull’Europa perché viaggi spedita su due fronti: un tetto al prezzo del gas e il disaccoppiamento dell’energia, un aspetto di cui finora non ci eravamo nemmeno resi conto». In parole povere, il costo dell’energia prodotta da fonti diverse dal gas non dovrebbe dipendere così strettamente da quest’ultimo.

Molti si dicono convinti che i 200 miliardi stanziati dalla Germania vadano in direzione opposta, ma Casoli mantiene intatta la sua attitudine positiva: «I titoli dei giornali fanno pensare questo, ma il Pil tedesco ha una magnitudo diversa se paragonato al nostro. E anche noi abbiamo fatto dei decreti ad hoc per aiutare le imprese». Decisivo sarà dunque il sostegno dello Stato «che dovrà cercare di tagliare il cuneo fiscale, alleggerendo le aziende ma soprattutto i lavoratori» e altrettanto importante, in questo lasso di tempo, sarà il ruolo degli istituti finanziari. Su questo Casoli non ha dubbi: «Le banche un po’ le conosco. Non sono entità dure ma persone che ragionano, anche a lungo termine».

Ad ascoltarlo si ha la sensazione che questa crisi debba essere vissuta quasi come un’opportunità, più che come una reale difficoltà. Proprio come ha fatto la sua azienda lo scorso anno, riuscendo ad assorbire “in silenzio” un aumento del costo delle materie prime di 40 milioni di euro solo grazie all’efficientamento dei vari processi di produzione. Perché dietro ogni sfida si nasconde sempre un’opportunità da cavalcare. «Ne ho viste tante nella mia vita» racconta. «Mio padre è morto quando avevo 16 anni, subito dopo ho lasciato la scuola e sono entrato in azienda. Ho visto il 1978, quando Yamani ci salvò dalla primi crisi petrolifera; ho assistito alla fine della guerra del Vietnam, quindi alla crisi del 2008. Su alcuni accadimenti non possiamo incidere in nessun modo, ma su una cosa possiamo lavorare: la voglia di resistere e di rimanere sempre all’attacco. Proponendo idee, prodotti e servizi alternativi».

I costi stanno salendo, c’è il problema dell’inflazione iniziata durante la pandemia ma questo, per Casoli, è il momento di accelerare. Viene alla mente il film “Chi si ferma è perduto”, con Totò e Peppino impiegati presso la ditta di trasporti Pasquetti della filiale di Napoli, città che ha appena ospitato il convegno di Aidaf. Ed ecco che allora tutto torna.

di Ilaria Cuzzolin

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