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I negozi chiudono ma il commercio cresce lo stesso

A una prima occhiata, lo scenario disegnato dall’analisi “Demografia d’impresa nelle città italiane” avrebbe tutti i tratti dell’apocalisse incombente. Ma invece non è così
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I negozi chiudono ma il commercio cresce lo stesso

A una prima occhiata, lo scenario disegnato dall’analisi “Demografia d’impresa nelle città italiane” avrebbe tutti i tratti dell’apocalisse incombente. Ma invece non è così
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I negozi chiudono ma il commercio cresce lo stesso

A una prima occhiata, lo scenario disegnato dall’analisi “Demografia d’impresa nelle città italiane” avrebbe tutti i tratti dell’apocalisse incombente. Ma invece non è così
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A una prima occhiata, lo scenario disegnato dall’analisi “Demografia d’impresa nelle città italiane” avrebbe tutti i tratti dell’apocalisse incombente. Ma invece non è così
A una prima occhiata, lo scenario disegnato dall’analisi “Demografia d’impresa nelle città italiane” (realizzata dall’Ufficio studi di Confcommercio con il Centro studi Guglielmo Tagliacarne) avrebbe tutti i tratti dell’apocalisse incombente. Per dire: dal 2012 a oggi in Italia hanno tirato giù per sempre le serrande oltre 111mila negozi al dettaglio. Significa che in poco più di un decennio un’impresa attiva su cinque è morta e non è stata sostituita. Altro esempio: nello stesso periodo il commercio ambulante ha visto sparire 24mila unità. Terzo spunto: diminuisce la densità commerciale (-15,3%). Quarto elemento: negli alberghi e nei pubblici esercizi le imprese italiane sono diminuite dell’8,4% contro un incremento di quelle straniere del 30,1%. Prima di strapparsi le vesti assieme al presidente di Confcommercio (che parla di «desertificazione commerciale delle nostre città»), vale la pena di leggere questi altri dati, peraltro provenienti dalla stessa fonte: sono sempre meno le attività tradizionali (carburanti -40,7%, libri e giocattoli -35,8%, mobili e ferramenta -33,9%) e sempre più quelle legate a servizi e tecnologia (farmacie +12,4%, computer e telefonia +11,8%), alloggio (+42%) e ristorazione (+2,3%). Considerando che i consumi crescono, le attività ‘perse’ potrebbero essere state in realtà sostituite da nuove formule che convengono sia ai produttori sia ai consumatori. Non a caso gli acquisti via Internet negli ultimi cinque anni sono quasi raddoppiati. di Valentino Maimone

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