app-menu Social mobile

Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app
bce tassi di interesse

Le mosse della Bce e la zavorra del debito

La scelta della Bce di alzare i tassi e fermare l’acquisto dei titoli di Stato era ampiamente prevedibile, dato che l’aumento del debito non è la soluzione, bensì il problema.
|

Le mosse della Bce e la zavorra del debito

La scelta della Bce di alzare i tassi e fermare l’acquisto dei titoli di Stato era ampiamente prevedibile, dato che l’aumento del debito non è la soluzione, bensì il problema.
|

Le mosse della Bce e la zavorra del debito

La scelta della Bce di alzare i tassi e fermare l’acquisto dei titoli di Stato era ampiamente prevedibile, dato che l’aumento del debito non è la soluzione, bensì il problema.
|
|
La scelta della Bce di alzare i tassi e fermare l’acquisto dei titoli di Stato era ampiamente prevedibile, dato che l’aumento del debito non è la soluzione, bensì il problema.
Nulla di imprevisto, lo sapevamo già. Lo sapevamo da quando è stato annunciato e lo sapevamo anche da prima, perché non era pensabile continuare all’infinito con tassi d’interesse a zero e acquisti di titoli del debito pubblico da parte della Banca centrale europea. Tanto lo sapevamo che, da mesi, andiamo scrivendo che questa inevitabile e scontata previsione richiede – da parte di ciascuno e in particolare da parte nostra, italiana, a causa del debito elevatissimo – una adeguata preparazione. Da parte del governo c’è stata, resistendo in ogni modo alla petulante richiesta di un nuovo e ulteriore “scostamento di bilancio”, ovvero altro deficit e debito. Non altrettanto si può dire, quasi senza differenza di schieramento, per le forze politiche. Attardatesi a immaginare che il mondo di ieri possa essere quello di domani. La novità, quindi, non è la sostanza ma il calendario. Da luglio cesseranno gli acquisti incrementali di titoli del debito pubblico emessi dai singoli Stati dell’Unione. Attenzione: non significa che non saranno più acquistati, perché quelli già in portafoglio alla Banca centrale saranno rinnovati (e non è affatto cosa da poco), ma che non si farà crescere il debito in casse federali. Anche perché, nel frattempo, si sono creati diversi strumenti di debito direttamente europeo. A luglio ci sarà anche il primo aumento dei tassi d’interesse, nella misura di un quarto di punto. Un secondo è previsto per settembre. Fissare ora quelle scadenze serve a far in modo che il mercato ne sconti subito gli effetti. Che, difatti, si sono già visti. Il riflesso negativo sulle Borse è una conseguenza di scuola ma non deve impensierire più di tanto. Perché alla prosperità del mercato serve più la chiarezza delle regole e delle condizioni che non la facilitazione monetaria oltre i limiti del ragionevole. Il secondo riflesso negativo, già in atto da giorni e ieri accentuatosi, è sullo spread, ovvero il divaricarsi del differenziale dei tassi d’interesse che ciascuno Stato si vede imposto dal mercato. Questo è più preoccupante, specie se si osserva non solo la distanza fra il nostro tasso e quello tedesco, ma fra il nostro e quello spagnolo o portoghese, per non dire del francese. La preoccupazione non è solo nostra, tanto che la stessa Bce ha precisato che nel caso in cui quelle distanze dovessero essere tali da creare degli squilibri pericolosi intenderà comunque intervenire, sebbene con strumenti e modalità nuovi. La morale della favola è nota e qui anticipata: il debito non è la soluzione delle nostre inefficienze ma un male che le aggrava. Non possiamo riassorbirlo ma possiamo governarlo in modo da disinnescarne i pericoli. Il che comporta un senso di responsabilità e una sincerità espositiva che ancora, purtroppo, non vediamo nella vita politica.   Di Gaia Cenol

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Leggi anche

Ricchezza

27 Dicembre 2024
Guardando alla ricchezza, nel mondo è l’Occidente che trionfa e sono le sue innovazioni, scopert…

Legge di Bilancio, cosa potrebbe cambiare

20 Dicembre 2024
Oggi alla Camera si vota la fiducia, se passa sarà poi approvata al Senato dopo Natale. Ecco le …

Da Zanussi a Wallenberg, marchi storici dalla provincia alle multinazionali

16 Dicembre 2024
Chi c’era, quel 14 dicembre 1984, la ricorda come una giornata gelida, grigia. Ma la firma su qu…

Ruffini: “Lascio l’Agenzia delle Entrate”

13 Dicembre 2024
Ernesto Maria Ruffini, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, lascia il suo incarico. E spiega…

Iscriviti alla newsletter de
La Ragione

Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.

    LEGGI GRATIS La Ragione

    GUARDA i nostri video

    ASCOLTA i nostri podcast

    REGISTRATI / ACCEDI