L’Italia campione dell’export (alla faccia di molti)
L’Italia non solo resta nella Top Ten dei Paesi per l’export al mondo, ma negli ultimi 20 anni ha scalato posizioni
L’Italia campione dell’export (alla faccia di molti)
L’Italia non solo resta nella Top Ten dei Paesi per l’export al mondo, ma negli ultimi 20 anni ha scalato posizioni
L’Italia campione dell’export (alla faccia di molti)
L’Italia non solo resta nella Top Ten dei Paesi per l’export al mondo, ma negli ultimi 20 anni ha scalato posizioni
L’Italia non solo resta nella Top Ten dei Paesi per l’export al mondo, ma negli ultimi 20 anni ha scalato posizioni
Quello che stiamo per raccontarvi è tutto tranne che una sorpresa, anche se per molti italiani è materia misteriosa, se non addirittura degna di scarsa fiducia. L’Italia non solo resta nella Top Ten dei Paesi più esportatori al mondo, ma negli ultimi 20 anni ha scalato posizioni, riuscendo a guadagnare volumi e peso specifico, a dispetto di ripetute e devastanti crisi internazionali.
Oggi per il WTO – l’Organizzazione mondiale del commercio – siamo il sesto Paese al mondo per volumi di merci esportate, pari a 676 miliardi di dollari. Siamo preceduti e non di molto dal Giappone, che raggiunge i 716 miliardi e restiamo davanti ai cugini francesi (ammettiamolo, motivo sempre di una certa soddisfazione nel nostro personalissimo ed eterno derby alpino), “fermi” a 648 miliardi di dollari.
In realtà, la nostra posizione è la quinta al mondo, perché davanti c’è l’Olanda la cui classifica è sostanzialmente “drogata” dal gigantesco valore delle merci in transito ma non può certo competere con la nostra forza dell’export. Una quinta posizione virtuale, per farla breve, in una classifica prevedibilmente dominata dalla Cina e dagli Stati Uniti. Il Dragone è in testa e vent’anni fa era appena in 10ª posizione, frutto della spaventosa crescita degli ultimi quattro lustri. Pechino è a un valore stimato dal WTO di 3380 miliardi di dollari. Cifra che fa paura anche solo a scriverla… Staccati, ormai, gli stessi Stati Uniti d’America, che superano di poco i 2000 miliardi di dollari. A dispetto degli ultimi anni non proprio d’oro, la Germania si conferma sul podio, toccando la comunque più che impressionante cifra di 1688 miliardi.
L’Italia, dunque, è nel gotha dei Paesi esportatori a livello globale e negli ultimi vent’anni abbiamo guadagnato posizioni, scavalcando grandi potenze economiche come la Corea del Sud. Quest’ultima è un colosso della manifattura, oltretutto dal più alto contenuto tecnologico.
Alla faccia di fior di profeti di sventura, diversi leader politici a turno – a seconda del loro transitorio ruolo all’opposizione o al governo – e un esercito di editorialisti impegnato ogni santo giorno a descriverci come una Nazione fallita, l’Italia dell’export è un campione globale. Un punto di riferimento per i Paesi concorrenti, un avversario formidabile nei tanti settori in cui restiamo leader mondiali.
Cosa ci racconta tutto questo? Non certo che l’Italia non abbia giganteschi problemi strutturali e possa cavalcare serena verso il sol dell’avvenire. Il Paese resta lo stesso dell’analfabetismo funzionale e dell’assistenzialismo più soffocante. Racconta qualcosa di più importante: che abbiamo in casa il modello di riferimento per aggredire i problemi. Conosciamo la soluzione, la vediamo ogni giorno in quella miriade di nostre aziende che compiono non il “miracolo” del nostro export, ma il grande risultato di un lavoro pianificato e organizzato, con una straordinaria capacità di adattamento alle mutate condizioni generali.
di Fulvio Giuliani
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Tag: economia
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