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L’Italia dei Tafazzi

Tantissimi turisti stranieri, per sintetizzare al massimo, molti meno turisti italiani anche solo rispetto al 2023

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L’Italia dei Tafazzi

Tantissimi turisti stranieri, per sintetizzare al massimo, molti meno turisti italiani anche solo rispetto al 2023

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L’Italia dei Tafazzi

Tantissimi turisti stranieri, per sintetizzare al massimo, molti meno turisti italiani anche solo rispetto al 2023

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Tantissimi turisti stranieri, per sintetizzare al massimo, molti meno turisti italiani anche solo rispetto al 2023

Abbiamo letto con grande interesse un’analisi, effettuata dal Corriere della Sera incrociando dati de Il Sole 24 Ore, associazioni dei consumatori come il Codacons, gestori di alberghi e ristoranti, secondo cui – mentre si fa un gran parlare di overtourism ed impatto degli enormi numeri dei turisti sulle nostre città d’arte – la realtà ci restituirebbe l’immagine di un turismo interno in grossa difficoltà. Tantissimi turisti stranieri, per sintetizzare al massimo, molti meno turisti italiani anche solo rispetto al 2023. L’estate sta finendo, come cantavano i Righeira, quindi i bilanci non possono che essere parziali, ma ormai il trend è acquisito: anche nelle nostre principali mete, da Roma a Firenze o da Napoli alla Sicilia, si registrano cali – per quanto concerne in particolar modo il turismo interno – ben oltre il 20%. 

Difficile dirsi meravigliati fino in fondo, considerando il biennio da cui siamo reduci, caratterizzato da un’esplosione del costo della vita che ha eroso significativamente la disponibilità delle famiglie italiane. Fra le prime voci ad essere tagliate quella delle vacanze, in particolar modo la durata delle medesime e le spese previste per mangiar fuori o dormire una notte di più in albergo. Sin qui, facciamo fatica a meravigliarci, anche se l’entità del calo è oggettivamente sorprendente. 

C’è un altro elemento che, a nostro modesto avviso, continua a essere sottostimato nell’impatto generale sul turismo in Italia: la qualità dei servizi offertiProviamo a spiegare, in attesa dei dati definitivi e soprattutto di quelli sugli italiani che hanno scelto di trascorrere le vacanze fuori dai patri confini. Acquisito il carovita, il peso dell’inflazione e i soldi che mancano, perché mai quelli ancora a disposizione delle famiglie per le ferie dovrebbero essere destinati a località e relativi gestori che sembrano far di tutto per dare la sensazione di voler semplicemente lucrare e sfruttare? 

È inammissibile la scena ormai comune dalle Alpi a Lampedusa, dal mare alla montagna, dai laghi alle città d’arte: paghi, paghi sempre più per servizi che nella migliore delle ipotesi sono allo stesso livello dell’anno scorso. E dobbiamo essere particolarmente fortunati! 

Nella gran parte dei casi c’è un continuo crollare della qualità, dell’attenzione, della formazione del personale e della cura del cliente. Fino ad arrivare ai servizi che non dipendono dai privati, come l’allucinante situazione dei rifornimenti idrici in Sicilia, ma come abbiamo testimoniato su La Ragione anche in regioni come l’Abruzzo. Per tacere della sempiterna vergogna dei taxi introvabili a cominciare da Roma e della qualità media degli stabilimenti balneari. 

Caro vita e inflazione sono problemi macroeconomici, dalle rilevantissime ricadute geopolitiche. Tutto il resto che abbiamo elencato è esclusivamente affar nostro. Siamo noi italiani che ci martelliamo i cabbasisi.

di Fulvio Giuliani

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