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Mamme e lavoro: c’è bisogno di servizi non annunci

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I dati allarmanti sulle dimissioni volontarie da parte delle neomamme portano in auge lo stesso problema di sempre: la mancanza di servizi

Mamme e lavoro: c’è bisogno di servizi non annunci

I dati allarmanti sulle dimissioni volontarie da parte delle neomamme portano in auge lo stesso problema di sempre: la mancanza di servizi
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Mamme e lavoro: c’è bisogno di servizi non annunci

I dati allarmanti sulle dimissioni volontarie da parte delle neomamme portano in auge lo stesso problema di sempre: la mancanza di servizi
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«Ci sono ancora troppe dimissioni lavorative dopo la maternità, le donne non riescono a conciliare la cura dei figli con il lavoro, finendo per rinunciare ad esso» ha dichiarato qualche giorno fa il ministro per le Pari opportunità e la Famiglia, Eugenia Roccella.
Parole che si sono concretizzate in numeri, viste le dimissioni convalidate dall’Inps, presentate nei primi tre anni di vita del figlio: ben 61.391. Si tratta delle cifre relative al 2022, che registrano un aumento del 17,1% rispetto al 2021. Il 63% delle neo mamme dichiara infatti di non riuscire a conciliare la cura dei figli con l’impiego lavorativo. Di contro questo problema sfiora a malapena i rispettivi consorti, soltanto il 7,1%. Per loro a pesare di più (78,9%) è semmai il passaggio da un’azienda a un’altra.
 
Tornando alle misure prese dal governo e citate dal ministro Roccella, fra queste troviamo l’ampliamento dei congedi parentali sia nella prima che nella seconda legge di bilancio oltre alle certificazioni di genere per le imprese (sono circa un centinaio quelle che hanno già aderito) con il “bollino rosa”, perché rispondono a determinati requisiti fra cui proprio il permettere la conciliazione fra vita familiare e lavoro.
 
Oltre alle belle parole, agli impegni annunciati e ai pensosi convegni, si afferma pertanto una semplice verità: urgono servizi alla famiglia. Asili nido, tempo pieno a scuola, sport a portata di tasca e di tempi di tutti. Il resto serve, per carità, ma non basta.
di Claudia Burgio

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