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Quante incongruenze fra i più recenti dati economici su Napoli

È certamente un paradosso il flusso di dati economici che riguardano Napoli e la Campania in generale

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Quante incongruenze fra i più recenti dati economici su Napoli

È certamente un paradosso il flusso di dati economici che riguardano Napoli e la Campania in generale

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Quante incongruenze fra i più recenti dati economici su Napoli

È certamente un paradosso il flusso di dati economici che riguardano Napoli e la Campania in generale

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È certamente un paradosso il flusso di dati economici che riguardano Napoli e la Campania in generale

È parecchio utilizzata – e forse anche superata – l’etichetta incollata sulle spalle di Napoli come città regina dei paradossi. Ma è certamente un paradosso il flusso di dati economici che riguardano il capoluogo e la Campania in generale. C’è stata la recente classifica sulla “Qualità della vita nelle città” de “Il Sole 24 Ore”, con Napoli piazzata alla 106esima posizione su 107. Vessata da povertà delle famiglie e mancanza di lavoro. Ci sono stati i dati Eurostat, secondo cui il Meridione è maglia nera nell’Unione europea per persone a rischio povertà. Nel 2023 in testa a tutti c’era la Calabria (40,6%), poi la Sicilia (38%), quindi la Campania (36,1%). Ha fatto peggio soltanto la Guyana francese, che è andata oltre il 50% della popolazione in condizioni di povertà. Il dato medio è stato del 16,2% della popolazione dell’Ue (circa 71,7 milioni di persone).

Il quadro sul destino del capoluogo partenopeo sembrerebbe dunque plumbeo, anzi nerissimo. Poi però si scopre che negli ultimi dieci anni le vendite manifatturiere della provincia di Napoli sono aumentate del 176%. Il dato migliore in Italia, con un fatturato di oltre 10 miliardi nel 2024, superiore a diverse realtà assai produttive del Nord. Evidenziato dall’Istat per il periodo 2018-2022, c’è anche l’incremento delle aziende manifatturiere in città: oltre 3.100 occupati in più nel segmento 49-250 dipendenti. Sono posti di lavoro reali. Sempre l’Istat ha mostrato come a Napoli, nel giro di quattro anni, si sia registrato un boom occupazionale fra gli addetti alle attività professionali, scientifiche e tecniche. Quasi +18%, con oltre 8mila addetti in più, peggio soltanto rispetto a Milano (+21,9%) e Bari (21,6%).

Si possono aggiungere poi il notevole incremento nel turismo, la crescita esponenziale dell’aeroporto di Capodichino, diventato il quarto scalo nazionale per approdi di visitatori (dieci anni fa era all’ottavo posto). Oppure l’incremento fatto segnare dal settore crocieristico, dove le stime portano al +21% (la media nazionale è al 7%). Secondo il report di “Risposte Turismo”, Napoli nel 2025 sarà uno dei pochi porti sul Mediterraneo a richiamare oltre 2 milioni di passeggeri. C’è infine il capitolo legato alle professionalità del presente e del futuro. La 5G Academy al Polo Tecnologico di San Giovanni a Teduccio – l’area Est della città che diventa una piccola Silicon Valley sulla formazione avanzata – ha prodotto 98 posti di lavoro già certificati su 100 allievi.

Sono numeri che certificano l’avanzata strutturale di Napoli, sempre più capace di produrre lavoro e anche qualificato. Restano un dubbio e una certezza: il dubbio che in alcune fasce della popolazione manchi la preparazione adeguata per accedere a quel livello di profili lavorativi offerti; la certezza che il sistema di valutazione della povertà non sia poi così credibile.

Di Nicola Sellitti

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