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Ryanair e Amazon. Un po’ meno low (o cost)

La fine dei viaggi low cost. I prezzi stracciati che hanno segnato l’impetuoso successo dell’azienda Ryanair non esisteranno più. I costi sensibilmente più alti saranno a carico dei viaggiatori
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Ryanair e Amazon. Un po’ meno low (o cost)

La fine dei viaggi low cost. I prezzi stracciati che hanno segnato l’impetuoso successo dell’azienda Ryanair non esisteranno più. I costi sensibilmente più alti saranno a carico dei viaggiatori
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Ryanair e Amazon. Un po’ meno low (o cost)

La fine dei viaggi low cost. I prezzi stracciati che hanno segnato l’impetuoso successo dell’azienda Ryanair non esisteranno più. I costi sensibilmente più alti saranno a carico dei viaggiatori
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La fine dei viaggi low cost. I prezzi stracciati che hanno segnato l’impetuoso successo dell’azienda Ryanair non esisteranno più. I costi sensibilmente più alti saranno a carico dei viaggiatori
Proviamo a mettere in fila alcuni fatti delle ultime settimane: Michael O’Leary, amministratore delegato di Ryanair – la compagnia aerea che più di qualsiasi altra incarna l’idea stessa di low cost – ha dichiarato esplicitamente la fine di un’era. Proprio quella dei prezzi super stracciati che ha segnato l’impetuoso successo della sua azienda, cui non potrà che seguire una fase diversa, caratterizzata da costi sensibilmente più alti a carico dei viaggiatori. Nulla che non sia stato abbondantemente colto dai consumatori, alle prese con un’estate caratterizzata da un rialzo generalizzato di prezzi e tariffe, spesso ben oltre un’inflazione tornata a mordere come non capitava da decenni. A proposito di quest’ultima, l’aumento annunciato da Amazon per il suo popolarissimo servizio Prime arriva a toccare il 38%, quattro volte e più l’attuale tasso di aumento del costo della vita. Simili fenomeni non possono essere legati solo all’inflazione (pur senza dimenticare l’incidenza dei costi del carburante, per esempio, sulla gigantesca macchina delle consegne di Amazon) e per comprenderli conviene tornare alle parole di Michael O’Leary: «I voli low cost li ho creati io e ci ho fatto un sacco di soldi, ma alla fine non credo che l’industria dei viaggi sia sostenibile nel medio termine a una tariffa media di 40 € a biglietto. È troppo economico. Però, penso che sarà comunque economico e accessibile anche a 50 o 60 €». Una presa d’atto, ma anche la fotografia di un settore esposto a un duplice fattore: una spietata concorrenza e l’impatto diretto e potenzialmente devastante dei costi vivi, a cominciare dalle materie prime e quindi dai carburanti. È il mercato bellezza, insomma, e – come sottolinea lo stesso numero uno di Ryanair – non si tornerà indietro, semplicemente ci si adatterà. Del resto, la nostra generazione conobbe la libertà dei viaggi in Europa in Interrail, i nostri figli sono stati giustamente ribattezzati quelli della “generazione Ryanair e EasyJet” e di sicuro non rinunceranno a poter scegliere le mete dei loro weekend in base all’offerta più economica disponibile al momento. Ci attrezzeremo in modo nuovo, in uno schema comunque mutato per sempre. Differente il caso di Amazon, perfetto monito d’altra natura: il colosso dell’e-commerce ha innanzitutto sbaragliato la concorrenza, potendo lavorare per anni anche in perdita in singoli Paesi, sfruttando le gigantesche interconnessioni del suo network e il vero tesoro rappresentato dalla smisurata massa di dati a disposizione. Una volta raggiunta una posizione di assoluto predominio, la politica dei prezzi diventa sostanzialmente un affare interno, come testimoniato dalla notevole differenza che esisterà ancora fra il costo di Prime in Europa (anche dopo l’aumento) e quello decisamente più elevato negli Stati Uniti. Pertanto – ecco il monito – è tempo perso e fumo negli occhi dichiarare guerre a questo o quell’altro colosso (sin troppo facile ricordare le polemiche che hanno periodicamente coinvolto proprio Ryanair e Amazon in Italia), quando i sistemi economici avanzati hanno un solo e preciso dovere: stabilire le regole che garantiscano libera impresa e libera concorrenza. Venir meno al proprio ruolo e poi accusare strumentalmente chi ha l’unica colpa di aver fatto (molto) bene il proprio lavoro, negli ambiti consentiti dalle norme, è il manifesto della più vuota e inutile ipocrisia.   Di Fulvio Giuliani

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