Servono nuove regole per le rinnovabili: la lezione spagnola
Dopo l’enorme (e inspiegato) blackout in Spagna e Portogallo, è evidente la necessità di ridurre l’instabilità potenziale delle reti elettriche largamente basate su fonti rinnovabili

Servono nuove regole per le rinnovabili: la lezione spagnola
Dopo l’enorme (e inspiegato) blackout in Spagna e Portogallo, è evidente la necessità di ridurre l’instabilità potenziale delle reti elettriche largamente basate su fonti rinnovabili
Servono nuove regole per le rinnovabili: la lezione spagnola
Dopo l’enorme (e inspiegato) blackout in Spagna e Portogallo, è evidente la necessità di ridurre l’instabilità potenziale delle reti elettriche largamente basate su fonti rinnovabili
In assenza di informazioni attendibili e di analisi tecniche approfondite, è impossibile al momento escludere la possibilità che la causa scatenante del blackout senza precedenti che ha colpito lunedì la penisola iberica sia stata di origine dolosa. Cioè un atto di pirateria informatica. Sta di fatto che la rete elettrica spagnola ha registrato poco dopo mezzogiorno un improvviso e drammatico crollo della produzione elettrica. Causando una immediata interruzione del servizio che ha subito coinvolto anche la rete portoghese. Che in quel momento stava ‘importando’ elettricità dalla Spagna per ottimizzare i costi.
Escludendo l’ipotesi del dolo, l’attenzione si è spostata sui rischi impliciti di una eccessiva utilizzazione di energie rinnovabili. Che sono per loro natura intermittenti perché producono energia utilizzando fonti che dipendono da mutevoli circostanze atmosferiche. Quando c’è poco vento e cielo coperto, eoliche e pannelli solari producono poca elettricità. La spiegazione semplicistica ha come sempre il suo fascino ma è probabilmente errata, come spesso accade in casi del genere. Le reti elettriche ‘intelligenti’ sono strutturate appunto per fare i conti con la natura intermittente dell’elettricità da fonti rinnovabili. In caso di necessità, stabilizzano automaticamente la produzione utilizzando come backup fonti termoelettriche attivabili rapidamente.
È possibile che il vento diminuisca rapidamente d’intensità. È possibile che una giornata di sole sia interrotta dall’arrivo di una perturbazione atmosferica con forte nuvolosità. Non è invece possibile che per cause naturali la produzione di elettricità rinnovabile in un Paese delle dimensioni della Spagna crolli del 60% nello spazio di un secondo. Questo fatto rende probabile una spiegazione dolosa. Un virus informatico che ha fatto temporaneamente ‘impazzire’ i computer che garantiscono la stabilità della rete elettrica. O una spiegazione banalmente tecnica, un errore negli algoritmi che guidano il funzionamento di detti computer.
Detto questo e viste le conseguenze potenzialmente catastrofiche di blackout generalizzati, è evidente la necessità di ridurre l’instabilità potenziale delle reti elettriche largamente basate su fonti rinnovabili. La soluzione è peraltro semplice e già disponibile: ricorrere alle batterie. Vent’anni fa, quando è iniziata la ‘corsa’ al solare, il costo di batterie di grande potenza – capaci di immagazzinare temporaneamente elettricità nei momenti di picco per immetterle successivamente in rete in caso di cali inattesi e significativi – era troppo elevato per consentirne una utilizzazione sistematica. Peraltro l’elettricità ‘solare’ era ancora carissima di per sé.
Oggi i costi degli impianti solari si sono ridotti di quasi il 90% grazie al progresso tecnico e alle economie di scala. L’energia solare, in luoghi soleggiati, è meno cara di tutte le alternative. Grazie anche ai progressi fatti per le auto elettriche si sono già dimezzati anche i costi delle batterie. Motivo per cui è possibile realizzare impianti solari con backup di batterie a costi competitivi.
La soluzione adeguata consiste dunque, semplicemente, in un quadro regolatorio. Uno che incentivi i produttori solari ed eolici a stabilizzare la produzione a livello di singoli impianti mediante l’uso di batterie. Si badi, incentivare non implica necessariamente sussidi. I produttori di elettricità rinnovabile sono oggi competitivi anche senza i sussidi del passato ma hanno un forte interesse a poter contare su tariffe garantite nel tempo. Per ridurre i rischi e dunque rendere disponibile l’accesso al finanziamento.
La recente esperienza delle conseguenze della guerra in Ucraina ha mostrato come in un quadro di totale libertà di oscillazione dei prezzi dell’energia questi possono conoscere movimenti brutali. Che sono inizialmente arrivati a otto volte i costi di produzione (generando enormi extra-profitti temporanei) per poi finire addirittura a livelli negativi. Dato che gli investimenti nella produzione di energia vengono fatti con orizzonti pluridecennali è ovvio che l’assoluta imprevedibilità dei prezzi aumenta rischi e costi, mentre la prevedibilità delle remunerazioni genera l’effetto opposto.
Insomma, per limitare l’instabilità delle reti elettriche occorre un quadro regolatorio che riduca con meccanismi di mercato l’instabilità intrinseca della produzione.
Di Ottavio Lavaggi
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