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Stipendi diversi fra Nord e Sud, bagarre

La Lega e il ddl per una contrattazione legata al costo della vita nelle diverse regioni d’Italia. Una mossa inutile che non risolverà il divario tra Nord e Sud
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Stipendi diversi fra Nord e Sud, bagarre

La Lega e il ddl per una contrattazione legata al costo della vita nelle diverse regioni d’Italia. Una mossa inutile che non risolverà il divario tra Nord e Sud
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Stipendi diversi fra Nord e Sud, bagarre

La Lega e il ddl per una contrattazione legata al costo della vita nelle diverse regioni d’Italia. Una mossa inutile che non risolverà il divario tra Nord e Sud
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La Lega e il ddl per una contrattazione legata al costo della vita nelle diverse regioni d’Italia. Una mossa inutile che non risolverà il divario tra Nord e Sud
Il tema sembra fatto apposta per scatenare polemiche prevedibilissime, una contrapposizione facile-facile (come regolarmente avvenuto a tempo di record) fra posizioni ideologiche. La Lega presenta un disegno di legge per una contrattazione di secondo livello legata anche al costo della vita e alle relative differenze da regione a regione d’Italia e invoca i dati di fatto, le differenze, i pesi e le misure dell’inflazione da area ad area del Paese. I detrattori, sindacati in primis, urlano alla morte della contrattazione nazionale collettiva, le forze d’opposizione lamentano dolenti il rischio della spaccatura dell’Italia. La stessa Lega è lesta a reagire per le rime. Una recita a soggetto, che apparirebbe – anzi è – soprattutto noiosa e inconcludente. Non staremo qui a sottolineare l’ovvio, vale a dire che a Milano o Torino il costo della vita possa risultare anche il 30% superiore a quello di Enna, Cosenza o della stessa Napoli. È un fatto, come un fatto è la diversa incidenza del sommerso per aree geografiche, elemento che non può essere mai dimenticato quando si prova a capire dove affondino alcune delle secolari distanze fra il Nord e il Sud. Distanze alla mano, la proposta leghista non è lunare in principio e non ha nulla a che vedere con le gabbie salariali di scuola. Il problema, a nostro modesto avviso, è che in Italia la contrattazione di secondo livello continua a restare sottostimata e sottoutilizzata. Spesso per questioni puramente ideologiche, facendola apparire una sorta di strumento surrettizio per affermare differenze di carattere economico. Gli stessi tic che colgono il mondo sindacale, per cui l’unico mantra possibile resta la contrattazione nazionale di primo livello. Tranne poi strapparsi le vesti e piangere caldissime lacrime perché i nostri ragazzi guadagnano poco, i neolaureati hanno stipendi da fame e così via. Tornando alla proposta della Lega, però, anche legare a un sistema comunque meccanico e automatico la contrattazione di secondo livello – il costo della vita, l’inflazione, eccetera – ci sembrerebbe un modo per continuare a tradire i principi di concorrenza, merito, premiali e di stimolo che fanno la differenza nei sistemi più maturi del nostro. Quelli in cui l’avanzamento di carriera non è mai solo una questione anagrafico-burocratica, ma un tema di attitudini, scuola, scelte, impegno, capacità e anche fallimenti, con nuove strade da intraprendere con ben altra soddisfazione e successo. Crediamo che sia questo a mancare molto al mercato del lavoro del nostro Paese, non tanto l’ennesimo automatismo. Oltretutto ben difficile da standardizzare. Aiuta dare un’occhiata all’esito del lavoro della commissione incaricata di studiare i Lep (Livelli Essenziali di Prestazioni) per l’autonomia differenziata: è venuto fuori che costano tantissimo e che per garantirli servirebbe una barca di quattrini. Guarda caso, sempre lungo la faglia che divide il nostro paese fra Nord e Sud. di Fulvio Giuliani

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