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Tavares e l’elettrico cinese

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L’accordo sancito nelle ultime ore da Carlos Tavares con Stellantis sull’elettrico ci dice una sola cosa: se non puoi battere i nemici (cinesi), unisciti a loro

Tavares e l’elettrico cinese

L’accordo sancito nelle ultime ore da Carlos Tavares con Stellantis sull’elettrico ci dice una sola cosa: se non puoi battere i nemici (cinesi), unisciti a loro

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Tavares e l’elettrico cinese

L’accordo sancito nelle ultime ore da Carlos Tavares con Stellantis sull’elettrico ci dice una sola cosa: se non puoi battere i nemici (cinesi), unisciti a loro

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Lavorando anche in Italia, Carlos Tavares deve essersi avvicinato alla figura di Giulio Cesare. L’accordo sancito nelle ultime ore con Stellantis – che a partire da settembre porterà le vetture elettriche cinesi di marca Leapmotor in diversi Paesi europei (Italia compresa) inizialmente come distributore, mettendo a disposizione la sua rete di contatti – appare un omaggio a una delle massime dell’imperatore romano: «Se non puoi batterli, unisciti a loro».

Nella fattispecie i pericolosi nemici erano i cinesi. E invece Stellantis piazzerà sul mercato italiano due modelli del marchio di Pechino, il Suv C10 e l’utilitaria T3. È l’evoluzione di un percorso iniziato a ottobre 2023, quando Stellantis è diventata azionista di Leapmotor con un investimento da 1,5 miliardi di euro e acquisendo circa il 20% di partecipazione azionaria del gruppo cinese. Si è ora arrivati alla joint venture con il 51% al gruppo che fa capo ad Agnelli-Elkann, perché – è stata la motivazione – le auto cinesi avrebbero in ogni caso invaso il mercato europeo (si ipotizza fino al 10% del totale). Meglio quindi scenderci a patti.

Dunque il pericolo in arrivo dal Dragone paventato per settimane – soprattutto quando il governo italiano è uscito allo scoperto, spiegando di cercare un secondo player di vetture elettriche in Italia per compensare il ‘disimpegno’ di Stellantis – va esorcizzato in questo modo: facendoci affari, stringendo alleanze commerciali. In sostanza, Tavares spiega che la migliore strategia per ostacolare l’invasione di auto elettriche cinesi in Europa a prezzi ultracompetitivi è quella di accordarsi con il presunto nemico, portando via il meglio della situazione. Per ora facendo da distributore, poi chissà.

Un atteggiamento pragmatico, certo: se non fosse che il gigante cinese dell’elettrico è stato a lungo utilizzato come ‘arma’ per invocare – anzi pretendere, minacciando lo svuotamento di alcuni siti produttivi italiani, come poi in parte sta avvenendo – gli incentivi di Stato proprio per investire sull’elettrico. «Se arriverà un competitor cinese in Italia non saremo in grado di garantire l’obiettivo di un milione di veicoli. E se perderemo quote di mercato, avremo bisogno di meno stabilimenti» aveva detto lo stesso ceo di Stellantis appena un mese fa, alla presentazione del Mirafiori Automotive Park 2030.

Importando auto da Leapmotor in Europa, Stellantis avrà i suoi vantaggi che potrebbero essere invece ridotti se i dazi di importazione fissati dall’Ue al 10% fossero rivisti verso l’alto, sulla scia di quanto sta avvenendo negli Stati Uniti (al 100% sui prodotti dalla Cina). In quel caso per evitare i dazi potrebbe essere utile un ‘passaggio’ delle vetture cinesi negli stabilimenti europei della stessa Stellantis, ipotesi per ora non commentata pubblicamente da Tavares. Magari (come richiesto dai sindacati) a Mirafiori, dove la produzione è ferma per assenza degli incentivi: quell’ecobonus che dovrebbe essere attivo a fine maggio, come confermato dal ministro del Made in Italy Adolfo Urso.

di Nicola Sellitti

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