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Un posto di lavoro su due resta scoperto

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La percentuale di posti di lavoro che le imprese non riescono a coprire è pari al 47%. Ciò significa che, in poco meno di un caso su due, le aziende non trovano candidati adeguati alle mansioni richieste

Un posto di lavoro su due resta scoperto

La percentuale di posti di lavoro che le imprese non riescono a coprire è pari al 47%. Ciò significa che, in poco meno di un caso su due, le aziende non trovano candidati adeguati alle mansioni richieste

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Un posto di lavoro su due resta scoperto

La percentuale di posti di lavoro che le imprese non riescono a coprire è pari al 47%. Ciò significa che, in poco meno di un caso su due, le aziende non trovano candidati adeguati alle mansioni richieste

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La buona notizia: in Italia cresce la domanda di lavoro. Quella cattiva: non si trovano lavoratori qualificati (e quest’ultima non è poi neanche tutta questa novità). È quanto emerge dal recente rapporto del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere che fa riferimento al mese corrente. La percentuale di posti di lavoro che le imprese non riescono a coprire è pari al 47%. Ciò significa che, in poco meno di un caso su due, le aziende non trovano candidati con profili adeguati alle mansioni richieste. Nel report si legge: «Sono 528mila i lavoratori ricercati dalle imprese a maggio e quasi 1,7 milioni per il trimestre maggio-luglio, con un incremento della domanda di lavoro di circa 35mila unità rispetto a maggio 2024 (+7%)».

Ci troviamo di fronte a una netta differenza fra domanda e offerta di lavoro, proprio poco prima dell’arrivo dell’estate quando solitamente si tocca l’apice della domanda di occupati. Più che il lavoro, in Italia sembrano insomma mancare i lavoratori. La difficoltà nel reperire profili adeguati alle richieste è dovuta principalmente alla mancanza di candidati che siano disposti a ricoprire determinate posizioni lavorative. A essere introvabili non sono soltanto le figure di alto profilo, dagli ingegneri (62,8%) agli operai specializzati (72,6%). A ciò si aggiunge spesso l’inadeguatezza dell’istruzione – prima scolastica e poi professionale – e degli stipendi offerti. Senza dimenticare la quantità di corsi di formazione inutili.

Di Filippo Messina

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